Cima della Beta

Bellissima via normale in ambiente praticamente vergine. Sono le cenge ed i valloni erbosi, sospesi in questa cima dalle cento quinte, a rendere davvero particolare la salita; ed in un gruppo come quello dell’Agner, dove i dislivelli con i fondovalle non sono trascurabili, l’isolamento è garantito.
Data la traccia dei soli camosci e gli ometti molto sporadici si raccomanda di intraprendere la salita solo in assenza di nebbia. Per quanto riguarda il tracciato io mi sono basato sulla foto pubblicata da Visentini nel suo libro delle Pale, più che le parole qui è utile avere un’idea di come è fatta la montagna.

gruppo AgnèrdifficoltàI e un passo di IIIdislivello1600 mt c.a.quota max2.723appoggiorif. Scarpadata25/06/11

Le difficoltà tecniche si limitano al passaggio della “Dolada”, un salto di roccia che immette poi in un vallone di rocce e zolle. Non so se sono passato dalla parte giusta, ma non mi è sembrato un II grado, direi III. Ma forse c’è un passaggio migliore. Ho intrapreso la salita un po’di corsa, quindi i tempi sono da prendere con le pinze

Avvicinamento

Da Frassené si può salire brevemente in auto fino al parcheggio di Domadore (pochi posti). Da qui per il tranquillo sentiero nel bosco e poi per la ripida e solatia pista da sci si guadagna l’arrivo della seggiovia sotto al rifugio Scarpa (40 minuti).
Dall’adiacente Malga Losch si prende l’unico sentiero non segnato, che traversa inizialmente in piano verso la “Levina Granda” (la gola innevata che scende tra Cima della Beta, Sass de le Snare e Sass delle Caore). Sotto alla Levina si traversa una zona di massi e da qui inizia l’avventura.
Tempo – 1h


Salita

Guardate la foto e usate un poco d’intuito
Si sale per ghiaia e poi si traversano delle placche bagnate sotto dei soffitti. Per zolle con alberi si sale alle rocce e si traversa a sx rinvenendo una traccia, forse di cacciatori o forse dei soli camosci. La si segue aggirando le il salto rocce fino ad un canale. Per le rocce di dx si supera un salto e si prosegue fino al successivo salto, costituito da una placca di roccia compatta (la “Dolada”). In alto, sopra al salto, si vede un caratteristico fungo di roccia. Salendo il costone erboso di sx si sale al sommo del canale ed appena a dx di uno strapiombo gocciolante si supera un muretto con roccia non bellissima (passaggio chiave, 4m di III, spuntone con fettuccia alla fine). Il successivo tratto non è proprio banale: si sale per zolle e rocce affioranti, ma il tutto un po’ripido e non sempre solido (cercare i passaggi migliori con uno zigzag). Si esce in un vallone erboso idillico, che in basso finisce con una placca levigata dall’acqua.
Per prati si sale a sx e si comincia a traversare per una larga cengia erbosa. Trovo uno dei famigerati nidi di pernice, con l’ospite e le uova e a malincuore li ho spaventati nonostante l’avvertimento visentiniano. La cengia termina con uno spigolo di rocce affioranti. Per lo spigolo arrampicando con divertimento (I), oppure deviando per prati a piacere un 50-100m prima, si accede ad un successivo pendio erboso. Qui basta salire e non farsi troppi problemi, in alto si arriva comunque ad una vaga forcella (ultimo tratto con roccette misto erba in un canalino). Si sale a dx fin sotto pareti friabili, quindi si traversa a sx. Da qui si continua ad obliquare a sx, con intuito perché si può passare praticamente ovunque e ci sono tanti costoloni. Comunque, in linea generale, si può tralasciare un canale sulla dx e puntare successivamente ad una grotta nera con soffitto piatto, passando anche un canale con 2 passi in discesa e risalita (possibile innocua neve). Presso la grotta si gira uno spigolo, si prosegue per cengetta e poi per una rampa affianco ad un canale, successivamente si tocca la ghiaia del canale. Questo darà la via di salita fin quasi in cima.
Risalito il lungo canale, preferibilmente per il più solido terreno sulla sx, si giunge ad un alto “cadin” sotto alle cime sud e nord (la cima più alta è quella a dx, nord). Per ghiaie e poi per roccette alla dx del torrione finale si guadagna la vetta. Attenzione a non sporgersi verso la Val d’Angheraz: il salto è vertiginoso e le dimensioni…sfuggono!
Manca il libro di vetta
Tempo – 1h40′ dall’attacco, 3ore da Frassené (comprese le soste)

dalla Levina Granda
La Dolada

Discesa

Per la stessa via di salita. Presso la Dolada si può fare una corda doppia da una clessidra con vecchi cordini, oppure usare il già citato spuntone, più in basso. Se ve la cavate con la roccia, non siete soli, avete tempo e magari anche la corda: sembra abbordabile traversare fino alla Cima delle Snare e probabilmente anche fino al Sass delle Caore con difficoltà relativamente basse. Sarebbe fantastico. Unica nota è che dalle Caore è più labirintico scendere. Forse sarebbe meglio pensare la traversata al contrario.