Cima delle Sasse

Si tratta di una cima molto importante, che fa da collegamento tra il gruppo della Moiazza (a cui effettivamente appartiene) ed il gruppo della Civetta. Spesso la si riconosce nei panorami di tante cime agordine e zoldane, e non solo. E contraccambia con un vetta in effetti molto panoramica.
La Cima delle Sasse sprofonda ad ovest nell’omonimo e più conosciuto “Van” con una gialla parete stratificata. Ad est invece si presenta più adagiata ed abbordabile. Lungo gli altri versanti si sviluppano invitanti creste, percorse in tempi ormai “antichi” (vedasi la guida Dal Bianco-Angelini).
Nonostante lo “spessore” della cima, sono veramente pochi quelli che arrivano a calcarne la vetta: in vetta abbiamo trovato 2 scatolette di rullini fotografici con 4 firme in totale, dal 1998 al 2007. Mancava però qualcosa con cui poter firmare..

gruppo MoiazzadifficoltàI e II, terreno difficiledislivello1600 mt c.a.quota max2.878partenzaChiesa di Goima, 1.250 mtdata14-15/09/10

Lo spalto orientale si supera con una via normale che presenta difficoltà continue di I e II, ci si trova raramente a poter camminare in tranquillità. La roccia è a volte molto solida, spesso però è discreta con il solito fastidioso detrito. Nel complesso quindi non si può considerarla una salita “escursionistica”.
Bisogna dire subito che oltre alla normale qui descritta c’è la possibilità di partire dal bivacco Grisetti, risalire alla Forcella Superiore delle Crepe della Moiazzetta (8m di III grado) ed innestarsi sul cengione dove parte il canale della via comune. In tal caso dovrete portarvi via anche il materiale per scendere in doppia (vedi guida di Fontanive).
Dato l’elevato dislivello da superare, noi abbiamo preferito spezzare in due la salita. La Selletta del Col del Vant ci è servita da campo base: è l’unico punto con soffice erbetta in piano, pazienza se è anche il covo dei camosci, si può convivere!

Salita, primo giorno

Da Chiesa di Goima prendiamo la strada asfaltata che oltrepassa subito un Bed & Breakfast e si dirige verso la Casera della Grava (sapevamo che la stradetta in questione era chiusa al traffico, però alla sbarra che si trova più avanti non c’era il solito cartello…Se riuscite a salire in macchina vi eviterete 1 ora di asfalto). Si sale per la strada quasi tutta asfaltata, sbucando ai bei pascoli della Casera. Fin qui 1 ora.
Si prosegue in direzione del Coldai e dopo i pascoli e alcuni tornanti su stada trattorabile si arriva in breve alla Forcella della Grava. Ora si svolta a sx e si raggiunge subito la teleferica che parte verso il Rif.Torrani. Lasciando perdere i segni rossi verso tale rifugio seguiamo una mulattiera verso il Vazzoler. Dopo i mughi si entra in un ghiaione. Ora lo si risale seguendo i segni rossi, che fanno traversare a volte a dx. Ora si presentano due possibilità: a quota 2100m circa, prima che il sentiero si sposti troppo a dx verso le rocce, una traccia continua sul bordo del ghiaione. E’una scorciatoia non segnalata, e su sentiero non sempre buono. Comunque se la seguite vi congiungerete al Sentiero Angelini alla base delle pareti a sx della Forcella delle Sasse. Altrimenti proseguite per il sentiero (si innesta il Sentiero Angelini da dx) e quasi alla Forcella traversate a sx (masso con scritte) e arriverete nello stesso punto dell’altro sentiero. Noi invece siamo saliti per un pezzo verso forcella delle Sasse, quindi abbiamo traversato a sx liberamente sotto il basamento del sentiero Angelini, per poi riprenderlo più avanti. Ad ogni modo si segue questo “Angelini” verso sud fino ad una sella prativa tra la Moiazzetta della Grava e un basso colletto roccioso (Col del Vant). Qui ci sistemiamo per la notte. Probabilmente è rimasto il nostro muretto di sassi.
Tempo – 2h15′ dalla casera – Consigliabile trovarsi al tramonto sul Col del Vant, ci vuole meno di 1 minuto per salirci sopra!

Salita, secondo giorno

Abbandoniamo la nostra selletta ed il sentiero segnato per traversare in quota su ghiaie verso sud, cioé verso il Vant della Moiazzetta. Si trova qualche labile traccia. Oltre delle placconate con rigole d’erosione saliamo per una spalla erbosa con radi mughi che si eleva sopra le ghiaie. La rimontiamo anche per un breve canalino di I grado, uscendo in un grande vallone detritico chiuso in alto da un anfiteatro roccioso, eventualmente con neve. Risaliamo le ghiaie stando magari sulla dx dove sono più solide, per poi traversare a sx verso la fine del vallone. Dove permane una lingua di neve individuiamo dei canalini rotti che ci portano sulla sovrastante cengia. Traversando a dx in salita (appaiono ometti) troviamo dei canalini paralleli. Ne saliamo uno a scelta (I+) sbucando su un cengione detritico. Superato un gradino con ghiaie rimontiamo tale cengia in salita. Passiamo davanti a delle nicchie gialle e più avanti, appena dopo una placca appoggiata ricoperta di ghiaia, arriviamo all’attacco della normale (abbiamo eretto qualche ometto, speriamo resista!). Il proseguo per il cengione è un po’ innaturale e porta ad un caratteristico fungo di roccia. Qui sono stati fatti molti ometti e salgono per la cresta. Ho verificato di persona che le difficoltà sono almeno di III grado ed occorre assicurarsi per proseguire. Quindi fate attenzione e non arrivate alla fine del cengione!Tempo fin qui: 1h15′
Risaliamo una paretina verso dx che ci immette presto nel grande canale che solca la parete est e che ci darà la direttiva per salire. Iniziamo nel canale, presso un salto rosso deviamo a dx. Rientrati nel canale usciamo subito a dx per aggirare un nuovo salto. Grazie ad una cengia ascendente verso sx raggiungiamo una cresta (ometti). Seguiamo la cresta, che poi si tramuta in parete. Si deve salire parecchio, ci sono diversi ometti ma il percorso è abbastanza libero, sempre a sx del canalone comunque. Arrivati quasi alla cresta sommitale si traversa verso dx e si oltrepassa il canalone fino a giungere su di un altra cresta, stavolta più esposta. La si risale brevemente, poi in obliquo a sx si raggiunge nel modo più facile la cresta terminale (si apre il panorama verso l’agordino). Seguendo la cresta verso nord si cammina sull’intera vetta. Un ometto custodisce la scatola con le firme.
Tempo – 3h dalla Selletta


Discesa

Stesso percorso dell’andata. Quasi lo stesso tempo per quanto riguarda la via normale. Dalla Selletta a Chiesa di Goima abbiamo impiegato 2 ore circa