Pala della Ghiaccia, Weiss-Battisti-Colli

Una parete verticale e levigata, povera di evidenti linee di salita: la Pala della Ghiaccia mostra il suo lato migliore, quello ovest, proprio a picco sul conosciuto sentiero per il Passo delle Scalette.
La linea individuata con grande abilità dal giovanissimo Tita Weiss, insieme a Gino Battisti e Dante Colli il 14 settembre del 1980 rappresenta oggi un vero capolavoro dell’arrampicata libera, a tratti atletica e sostenuta ed in altri casi elegante ed aerea. 
Oggi chi percorre questa via non può che rimanere colpito dal grande intuito dimostrato dai primi salitori, che sono riusciti a collegare fessure e placche rimanendo su difficoltà classiche, creando una linea di salita davvero entusiasmante.

Una piccola emozione, trovarsi nuovamente al Passo delle Scalette, con il ricordo dei tempi in cui tutta la famiglia trascorreva l’estate in villeggiatura e noi, bambini, ascoltavamo i “grandi” discutere delle gite da fare sulle cime più note, escursioni magari che a loro volta avevano fatto da ragazzi ospiti della colonia della parrocchia. Erano altri tempi, quando in Val di Fassa non si trovava la coda la domenica, al Gardeccia si arrivava in auto ed i piccoli paesi erano forse più veri e meno affollati di turisti. Il Passo delle Scalette rappresentava una gita classica, in cui si poteva “sperimentare” la salita su roccette, l’ideale per noi piccoli che poi ci potevamo sentire orgogliosi di aver fatto qualche cosa di “difficile”.

gruppo CatinacciodifficoltàVIsviluppo350 mt quota max2.423esposizioneOvesttempo5-6 orepartenzarif. Gardecciadata17/06/17

L’eleganza e la continuità dell’arrampicata, unite alla roccia ottima ed all’avvicinamento e discesa comodi, hanno reso questa via nota e frequentata.
Data l’esposizione è preferibile percorrerla in estate, anche se la quota relativamente modesta suggerirebbero di poterla salire anche nelle mezze stagioni.
A mio giudizio è da sfatare un poco il mito delle protezioni scarse, infatti i chiodi non sono pochi (più o meno quello che si trova in tante altre vie classiche dolomitiche) e spesso si può agevolmente integrare con friends.
Riguardo ai gradi di difficoltà invece: tra le relazioni reperibili c’è quella di Mauro Bernardi, molto ben redatta, con i gradi più stretti (e che io personalmente condivido). Ci sono anche le relazioni di Rabanser e Bernard. Qui le difficoltà sono state portate un poco verso l’alto (pp. di VI+ sul noto traverso e vari tiri di VI).
Abbiamo trovato più impegnative – per continuità – le fessure della parte bassa, dopo il primo traverso a sinistra. Il passaggio gradato da Rabanser e Bernard VI+ invece è ben protetto da uno spit.


Avvicinamento

Dallo spiazzo del bus-navetta Pozza di Fassa-Gardeccia tornare verso valle molto brevemente ed imboccare il sentiero segnato CAI per il Passo delle Scalette. Questo procede lungamente quasi in piano. Più avanti si inizia a salire e si entra nel gran vallone a cui fa capo il Passo e nel quale precipita la parete della Pala della Ghiaccia. Oltrepassati dei cavi, presso un torrente, si abbandona il sentiero e si sale per verdi e ghiaie incontro alla parete.

Tempo – 1h dal Gardeccia

Descrizione dei tiri

L1 – Salire per camino-fessura. Presso un allargamento, chiodo a sx in placca. Noi seguiamo ancora il camino, poi con passo non facile (1ch spostato a sx) ne usciamo a sx. Per facili fessurine in obliquo a sx alla sosta con chiodi e cordoni. IV e 1p.V

L2 – Sopra alla sosta per dei blocchi che formano un diedro, poi ci si sposta a dx sopra al camino iniziale e si sosta presto presso dei grossi spuntoni. IV

L3 – Traversare a dx in obliquo in discesa e poi continuare dietro uno spigolo per una cengetta. Quando possibile salire dritti ad una cengia. Traversare 15-20m a sx, sul facile ma friabile, andando a sostare nella fossa formata da una lama, su 2ch+1dado. III+, II

L4 – Traversare a sx per parete compatta, con un primo passo non semplice (1ch in nicchia) e poi più normalmente (spuntoncino). Alzarsi di 1m (ch) e continuare a traversare altri 5m, quindi uscire in obliquo a dx dove ci sono delle scaglie un po’dubbie. Da qui per fessura-lama a sx ad una buona cengia. Sosta su 2ch. VI- e V

L5 – Vincere uno strapiombo sopra alla sosta (1ch, V+) e proseguire per fessurine superficiali, alquanto verticalmente (1-2ch). Per placca con alcune clessidrine nere, ci si sposta 3m a dx incontro al diedro giallo e nero ben visibile dal basso, senza raggiungerlo. Sosta scomoda alla base di una fessura superficiale, su 1ch da integrare (+1ch più alto). V+, VI-

L6 – Salire la fessura-lama verticale. Sotto al caratteristico naso dell’arco giallo-nero ci si sposta a sx (1ch piegato) e si sale dritti con convinzione (unico tratto con protezione lontana, V+). Sosta chiodata sopra al naso. VI- e V+

L7 – Continuare per breve fessura a scaglie (1ch), quindi traversare sotto a dei tetti ad uno strapiombo giallo (1ch). Superatolo in obliquo a sx, si sale più agevolmente, sempre obliquando, ad una comoda sosta sotto ad un evidente diedro grigio. IV, 1p.V

L8 – Salire il pilastrino fessurato (IV+). Dal culmine, traversare 3m a sx per placca compatta (V). Superare dritti una placca verticale con fessurina (VI, 2ch vicini) ed ancora per fessurina raggiungere la sosta sotto ad un muro giallo, su 3ch IV+, V e VI

L9 – Tiro chiave. Traversare a dx orizzontalmente, sfruttando alcune piccole nicchie (1ch con fettuccia alla terza, friends nelle altre), con piedi anche in aderenza. Giunti ad uno spigoletto (1 spit rotante) continuare a dx 1-2m raggiungendo una fessura che prima era invisibile. Salire dritti, vincere anche uno strapiombino (1ch). Ancora per fessura più facile alcuni metri (altro ch), quindi abbandonarla per traversare e poi obliquare a dx su roccia nera (1ch) in direzione di un diedro grigio. Gli ultimi metri in traverso tra il chiodo e la sosta sono difficilmente proteggibili. Sosta su 3ch non molto belli + 2ch buoni poco sopra. Volendo si può proseguire alla nicchia. VI, poi V e V+

L10 – Salire il diedro grigio (V+) ad una nicchia gialla (1ch+cless). Superare lo strapiombo della nicchia (VI, altro ch), uscendone a sx. Obliquare per placca a sx a prendere un caminetto superficiale, dopo qualche metro sostare su 2ch. V+, 1p.VI e V

L11 – Alzarsi qualche metro per fessura (V), quindi traversare leggermente a sx e salire in obliquo per parete solida e lavorata (IV). Si può uscire velocemente in cresta a sx, oppure scalare un bel diedro aperto (IV) che sbuca 1m sotto l’ometto di vetta. Sosta su spuntone. V e IV

schizzo Pdf alta qualità

Materiale

Friends dal blu piccolo al blu grande (1 serie), dadi piccoli, chiodi per emergenza


Discesa

Dalla cima si scende seguendo gli ometti in versante sud, verso una cima secondaria. Presto ci si affaccia sul canale tra le due cime. Sfruttando un ancoraggio su spuntone a sx (doppia di 15m), oppure arrampicando in discesa, si raggiunge il canale. Lo si scende, poi si segue una rampa con zolle e quindi prima che termini si traversa orizzontalmente per rocce fino ai prati nei pressi del sentiero. Evitando le spaccature con un largo giro, si raggiunge il Passo delle Scalette e da questo si ritorna nei pressi dell’attacco.

Tempo – 1h e 30′ fino al Gardeccia

Noi dal Passo delle Scalette scegliamo il sentiero abbandonato che attraverso dei bellissimi prati verdi ci porta al Passo delle Pope (1h), sotto Cima Scalieret. Da qui scendiamo al Rifugio Vajolet (altri 30’), dove abbiamo pernottato. Soluzione non conveniente in fatto di tempo e fatica, ma ambientalmente molto remunerativa e meritevole.

Tempo – 1h e 30′ circa fino al rifugio Vajolet
n.b. nel caso vogliate optare per questa ultima soluzione non lasciate nulla all’attacco oppure considerate 45 minuti in più per scendere e risalire al Passo delle Scalette