Salita in ambiente selvaggio, attraverso il lungo Livinal del Bus e con una breve arrampicatina nel finale.
Si sale quasi sempre su detriti. Oltre il Livinal si affronta anche un tratto innevato (possono essere utili i ramponi), roccette di I e per la cuspide terminale un tratto sul III.
La Cima del Duran è in realtà costituita da tre cime allineate est-ovest: le altre due sono più facilmente raggiungibili, in particolare quella più a sud-ovest (“Pilastro del Duran”, 2542m) non presenta difficoltà passando per la Forcella sora l’Sass del Duram. La nostra cima è la più alta delle tre (2578m) e la sua caratteristica cuspide terminale è stata raggiunta la prima volta da Gianangelo e Silvio Sperti assieme a Francesco Zanetti nel 1923, i quali proposero il toponimo di “Cima Belluno”. Se si sale al Pilastro del Duran la salita è classificabile come escursionistica.
Dopo la parte nevosa del Livinal si trova qualche ometto, alcuni li ho messi io (specialmente nell’arrampicatina finale). In vetta ho ricostruito un ometto. Vi ho trovato solo una lattina arrugginita.
gruppo MoiazzadifficoltàEE, III per la cuspide finaledislivello900 mt c.a.quota max2.578tempo4h (salita)partenzarif. San Sebastianodata07/08/09
Partiamo dal P.so Duran (1605m), seguendo il sentiero 578 per il biv.Grisetti. Troviamo subito delle prime zone paludose. Attraversata una strada bianca che porta al rif.Carestiato, il sentiero prosegue in leggera discesa, passando per diverse zone paludose (ci sono pure le zanzare). Usciti su una costa mugosa non ci facciamo trarre in inganno da una prima lingua detritica, ma imbocchiamo più avanti il largo letto asciutto del “Livinal del Bus” (1600m circa). Fin qui 40minuti. In alternativa a questo sentiero si potrebbe salire da un tornante del passo, in versante zoldano, quota 1444m.
Saliamo la parte “aperta” del livinal: finché non si raggiungono le pareti preferiamo stare sulla nostra sinistra, sfruttando una traccia che passa vicina ai mughi.
Arrivati alle rocce (alla base, a sinistra, troviamo un focolare: cacciatori?) continuiamo a tenerci sulla sinistra del canalone. Passiamo a sinistra di due grossi massi pezzati.
In obliquo a destra giungiamo sotto un masso, lo evitiamo a sinistra. Sfruttiamo il terreno con più erba e mughi, sopra e a sinistra del canalone. Vi rientriamo a destra quando non si potrebbe fare altrimenti, affrontando un tratto franoso poco simpatico. Saliamo sui sassi, qui più grandi. Traversiamo su terreno malagevole a destra per salire a destra di un masso liscio. Ora il fondo del Livinal è più solido e si cammina meglio.
Siamo in vista di una biforcazione del Livinal: dobbiamo stare alla nostra destra e non andare incontro così presto alla nostra cima. Ci portiamo quindi alla base di quella gola nevosa dove ha origine il Livinal del Bus, a quota 2010m.
Troviamo tanta neve, a causa di un inverno con precipitazioni abbondanti. La neve è compatta e anche un poco dura, avendo i ramponi andremmo più sicuri. La nebbia si dirada e appare anche un restringimento della lingua di neve che in quel tratto è alta anche 3-4m rispetto il letto del canalone. Da questo punto procedo da solo.
La salita sulla neve si rivela meno peggio del previsto. La prima parte la si può anche evitare per una cengetta poco evidente a sinistra. Supero una linea che probabilmente era un crepaccio e tralascio una prima cengia a sinistra. Affronto la parte più stretta e ripida. Poco dopo, sempre a sinistra, prendo una cengia ascendente coperta da tetti. Mi sposto quasi al bordo di sinistra. Presso dei mughi rinvengo un ometto. Salgo un po’ il pendio ed esco a sx su uno scolo d’acqua. Seguendo lo scolo o per detriti giungo ad un canale rosso più ripido. Allora lo evito a destra per un canaletto, a destra di una cascatella. Continuo per sfasciumi, tenendomi via via sempre più a sinistra (si si vuole arrivare in forcella è meglio fare il contrario) fino ad arrivare a delle rocce. Mi lascio a destra un vanet con chiazze di neve che precede la forcella Sora l’Sass del Duran. Proseguo in direzione della cuspide terminale, sempre per massi e detriti.
Arrivato alla base la aggiro a destra. Supero una placchetta di 3m di II. Traverso a sinistra fino ad un breve camino con dei massi incastrati, che uso come appoggi. Quindi prima appoggiandomi con la schiena e poi uscendo sullo spigolo destro lo supero (5m sul III o poco meno). Oltre una placchetta (1passo di II) monto sulla cima (2578m).
La discesa avviene per la via di salita.
Per gli avventurieri. Allo sbocco del canalone, sulla destra scendendo, c’è un focolare (come segnato nella salita). Da questo sembra poter essere possibile scendere per un sentierino con rami tagliati evitando il fondo sassoso che altrimenti si dovrebbe ripercorrere nel Livinal. Se torna al sentiero dell’andata, non so a che altezza.