Cima Cadin di Vedorcia

Delle tre cime cadine è quella che svetta di più, con una forma piramidale se vista dalla Costa Vedorcia. E’ una cima che viene salita di rado (quest’anno è la terza firma sul libro di vetta, l’anno scorso neanche una) e quasi sempre per questa via normale.
La salita si svolge prima sul versante sud per terreno relativamente facile. Nella prosecuzione presso lo spigolo sud-ovest le difficoltà aumentano, tanto che è consigliabile l’uso della corda. Al ritorno, per la stessa via, si possono utilizzare diverse calate già predisposte.
Il tracciato è evidenziato da molti ometti e pochi sbiaditi bolli rossi. La via rimane al sole per molte ore.

La salita può essere effettuata partendo dal Rif.Padova o dal Biv. Gervasutti o dal Rif. Tita Barba alla Costa Vedorcia.

gruppo Dolomiti d'Oltrepiavedifficoltàmax IIIdislivello1200 mt c.a.quota max2.403tempo6-7 ore totalipartenzarifugio Padovadata16-17/09/08

da sud-ovest (Berger-Hechenbleikner, 1903)

Avvicinamento

Dal bivacco Gervasutti saliamo a forcella Spe. Scendiamo nel versante cadorino fino a che il sentiero volge a sinistra. Qui lo abbandoniamo e proseguiamo fuori sentiero tagliando i ghiaioni alla base delle Creste di Santa Maria. Insistiamo anche sotto la Cima Cadin degli Elmi, dove troviamo anche una misera traccia, fino ad imboccare il canalone successivo prima della nostra cima e che fa capo alla forcella degli Elmi. La traversata può essere più impegnativa in caso di terreno ghiacciato. In alternativa si può salire più direttamente dal sent.352 per pendii più erbosi e solidi (vedi foto).
Risaliamo il ghiaione stando sempre sulla destra: dopo delle ghiaie ci teniamo nello scolo con rocce levigate al limite destro (passi di I). In alto si trova una costola rocciosa che divide in due il canalone: a sinistra è meno franoso ma impegna con 10m di II, a destra è elementare ma faticoso. In questo ultimo caso per raggiungere Forc.degli Elmi si dovrà riattraversare a sinistra sopra la costola.
Nello stretto intaglio attacchiamo.

Tempo – 2h15′

Descrizione

Invece di salire al camino dritto sopra la forcella, obliquiamo a sinistra per prendere una cengetta. Da qui ci alziamo su rocce più facili ma anche più esposte rispetto al camino (I, max II) fino ad una cengia con ometti.
Attraversiamo facilmente a sinistra incontro ad un grosso masso giallo incastrato. Sfruttando le lame sulla destra lo rimontiamo con un passo di II (è possibile passare anche a sx oppure nello strettissimo foro formato con la parete, io ci sono passato in discesa).
Continuiamo sulla cengia, stando magari a sinistra di un camino. Girando uno spigolo giungiamo alla lunga cengia mediana della parete ovest.
Dopo 20m di cengia montiamo a destra scegliendo i passaggi più facili (I). Su di una nuova cengia, ugualmente larga, ci avviciniamo allo spigolo sud-ovest dove un ometto invita a salire una fessura gialla (visibile una calata a sinistra sulla cengia e una in alto in cima alla fessura). Ci leghiamo.

1L – Si scala la fessura fino a metà circa (II+) per poi scartare obliquando a sinistra su rocce gradinate (II), fino ad una spalla ghiaiosa (sosta su spuntone con cordoni). 40m, II+ e II

2L – Si entra ora nel grande camino dello spigolo, arrampicando sulla parete destra su buona roccia grigia. Nel finale una fessura impegna un po’di più. Sosta su tre chiodi con cordoni. 30m, II e III

3L – Tiro esposto. Si prosegue sulla parete grigia di sinistra, obliquando a sinistra e nel finale ritornando a destra per una rampetta. Sosta in un intaglio, su 2ch con cordone. 30m, III

4L – Traversiamo a sinistra per cornice fino ad un catino. Ritorniamo a destra sullo spigolo dove arrampichiamo su rocce via via meno solide, fino ai blocchi gialli sotto la cima. Proprio in cima sostiamo su spuntone. 40m, II

Quassù ci circondano molte tra le cime più sconosciute degli Spalti di Toro, ed un panorama grandioso invece sulle cime dolomitiche più conosciute.

Tempo – 2h15′

Discesa

La prima parte si effettua con corde doppie, tutte attrezzate con chiodi, cordoni e maglie rapide. Sotto la cima, su una paretina rossa orientata a sud si trova la prima calata.

CD1 (2ch) (40m) – ritorniamo all’intaglio dell’ultima sosta

CD2 (2ch) (50-55m) – scendiamo tutto il camino. Poi traversiamo alla calata sulla spalla

CD3 (spuntone + 1ch) (50m) – torniamo alla cengia alla base della fessura gialla

Torniamo alla cengia mediana per quel tratto di I, riapassiamo lo spigolo e al sasso incastrato. Qui potremmo ancorare una doppia ad uno spuntone (da attrezzare) oppure chi è magro può pensare di passare nel foro. Altrimenti il passaggio non è facile.
Continuiamo per la cengia fino ad affacciarci sulla forcella d’attacco.

CD4 (spuntone) (15-20m) – siamo nel canalone

Torniamo alla base del canalone ripercorrendolo come all’andata. Invece di ricompiere l’attraversata scendiamo più diretti al sentiero, sfruttando una costa erbosa e aggirando la barriera dei mughi (vedi foto in alto). Torniamo infine al Rif.Padova per il rilassante sentiero nel bosco.

Tempi – 2h fino alla forcella + 1h alla base del canalone + 1h45′ al rifugio

Materiale – Comode due corde da 50m per la discesa in doppia. Utile il martello per ribattere qualche chiodo

Bivacco Gervasutti dal Rif.Padova per il Fosso degli Elmi

Bel bivacco di tipo Berti a botte. Dispone di 9 posti letto in ottimo stato e calde coperte. Non è disponibile l’acqua nei pressi.
Offre un buon panorama sul gruppo del Pramaggiore, sulla Vacalizza e sulla Cima dei Preti. Alle spalle del bivacco incombe un avancorpo della Cima Cadin degli Elmi.

Dal Rif.Padova (1278m) seguiamo il segnavia 352 nel bosco. Dopo uno scollinamento si prosegue lungamente in discesa, si attraversa un ponticello di legno e si continua a salire. Poco dopo si incontra il bivio per la Casera Vedorcia. Proseguiamo a sinistra costeggiando anche delle belle cascatelle. Attraverso il bosco il sentiero continua monotono e anche ripido. In cima ad un colletto si innesta un sentiero proveniente dalle casere già citate. Usciamo in un greto tra bei prati, alla base dei ghiaioni delle cime cadine. Nel raggiungere forcella Spe affrontiamo anche un tratto più scabroso.
Dalla forcella aggiriamo con prudenza un pendio di ghiaie miste a terra e raggiungiamo un forcellino da dove si vede il bivacco. Da qui in breve raggingiamo la nostra meta.

Alla forcella Spe si può arrivare anche dalla Val cimoliana (vedi escursione) o da Costa Vedorcia (vedi escursione)

Forcella Spe da Costa Vedorcia

dal rifugio Padova al rifugio Tita Barba

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Forcella Spe dalla Val Cimoliana

Valle di S.Maria, Forcella Spe, Casera Laghet, Val dei Frassin

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