1° Torre del Camp, Diedro De Nardin

In seguito alla pubblicazione della relazione sulla prestigiosa guida di Ivo Rabanser, questo itinerario è diventato il più ripetuto e famoso sulle torri del Camp. La salita risulta ora su roccia ben pulita e con un discreto numero di chiodi in più.
C’è chi si lamenta dell’eccessiva presenza di mughi, chi la ritiene una bellissima arrampicata. Io posso dire che i 100m centrali del diedro meritano da soli la ripetizione della via, il resto rientra nell’ordinario, nulla di eccezionale. Dato il numero di ripetizioni tra i mughi si è creata una traccia che agevola il passaggio.
Le difficoltà maggiori si riscontrano nel diedro centrale, però per alzarsi dall’ultima cengia c’è un passaggio decisamente duro e boulderoso. I primi tiri sono su roccia un poco sgradevole, però permettono di evitare la foresta di mughi del versante est, quindi è consigliabile percorrerli.
Ad inizio stagione, qualora il canale di discesa fosse intasato, sarebbe bene scendere dall’ultima cengia
Primi salitori: c. De Nardin, L. Decima, 1975

gruppo MoiazzadifficoltàVI-sviluppo545 mt (alla cima)quota max2.281tempo5 oreappoggiorifugio Carestiatodata25/08/10

Descrizione dei tiri

L1 – Saliamo il diedro e superiamo un passaggio difficile presso dei sassi incastrati. Quindi proseguiamo agevolmente fino a sostare sotto un altro masso incastrato, su 1ch+1friend. 48m, IV+ e III

L2 – Superiamo non banalmente il masso, quindi saliamo per canale e poi per una fessurina a dx del diedro che continuerebbe giallastro. Rientrando 2m a sx troviamo 1ch, dove sostiamo integrando. 25m, IV+ e IV

L3 – Obliquiamo a sx fino al diedro (1+1ch), quindi saliamo con passaggi non facili su roccia non proprio ottima (2cless). Quando il diedro si sdoppia preferiamo salire quello di dx. Sorpassatto 1ch continuiamo fino ad uscire ad una macchia di mughi fuori dalle difficoltà. 58m, V e IV Probabilmente è fattibile anche il camino di sx, più stretto

L4 – In conserva. Saliamo delle ghiaie ed imbocchiamo una traccia che entra tra i mughi. Incrociamo la traccia che percorre tutta la base delle pareti est e che girerebbe a sx verso la parete sud. La ignoriamo e saliamo delle roccette (II) e mughi fitti fino alla base di un pilastrino che ci troviamo sulla sx. Circa 60m, max II In alternativa: all’incrocio con l’altra traccia andare a sx, girare lo spigolo, salire per una parete appoggiata verso sx e poi per un canale di zolle erbose. Si raggiunge così la sosta alla fine del prossimo tiro relazionato

L5 – Salire il diedro facile ma verticale che forma il pilastrino (III), alla fine di questo si sfrutta un cunicolo sotto un mugo maltrattato. Per un salto di terra, roccia e erba si gira uno spigolo a sx e quindi si sosta su di una rampa grigia, su mughetto. 50m, III

L6 – Salire la rampa appigliata fino alla base del diedro che caratterizza la via. Qualche metro a dx si trova una sosta su 2ch. 40m, III

L7 – Portarsi a sx nel diedro, quindi superare un passaggio non facile e salire ancora un po’ per andare a sostare su terrazzino sulla dx. C’è solo 1ch, da integrare. 18m, 1pV+ e V

L8 – Superare un diedro nero continuo e un po’stapiombante, sempre facilmente proteggibile. Oltre un mugo secco si sosta appesi su 3ch. 25m, V+ e VI-

L9 – A sx 2m e poi dritti a riprendere il diedro. Si raggiunge una zona facile e alla fine di questa (1ch) si supera un passaggio in dulfer (VI-). Quindi si continua per un diedro divertente fino ad uscirne a dx su terrazza. Sosta da attrezzare od integrare. 45m, V, 1pVI-, IV+

L10 – Qui si può proseguire in un camino con masso incastrato oppure, come abbiamo fatto noi, obliquare poco a sx e salire per un canale più facile che porta all’ultima cengia con mughi, sui quali si sosta. 30m, III+

L11 – In conserva. Si oltrepassano i mughi e si punta all’estremità sx della parete che si vede sopra. Oltre degli strapiombi gialli, presso dei mughi bruciati, vi è un camino con chiodo arrugginito alla base. Qui si sosta. Circa 50m, elementare

L12 – Si vince un passaggio “boulder” (1ch, sul quale è eventualmente possibile andare di A1) e si prosegue per parete grigia. Imboccato un camino lo si segue un po’verso sx fino ad uscire su un comodo terrazzino al sole, dove si può sostare su 1strozzatura. 48m, 1pVI- e IV+ Per come abbiamo fatto noi il passaggio, cioé dritti a sx del chiodo oppure in traverso a dx, il grado di V+ o VI- riportato sulle guide ci è sembrato pochino

L13 – Saliamo per il bordo del camino, ora adagiato, ed usciti sulla cresta andiamo sulla dx verso la cima, per trovare un buon posto dove finire la via. Sosta su spuntone. 40m, III+ e II

Tempo – 5 ore

Avvicinamento

Da Malga Framont ci dirigiamo verso la forcella del Camp e il rif.Carestiato. Arrivati al bivio fra queste due destinazioni, in prossimità della parete, seguiamo delle tracce tra i mughi. Qui noi sbagliamo ed imbocchiamo un canale con masso incastrato troppo a sx, quindi traversando a dx per traccia di camosci ritroviamo la traccia giusta che ci conduce alla base di due diedri. Il diedro corretto dove iniziare è quello di sx. Tempo – 40 minuti


Discesa

Come già descritto nelle altre vie alle torri. Si scende dalle prima torre presso un cavo da rimorchio d’acciaio, quindi si segue la cengia anulare sotto le punte delle altre 2 torri (un tratto espostissimo con cavo). Quindi per canalino si scende a ricongiungersi con la discesa della ferrata Costantini, con la quale si raggiunge il sentiero che scende dal Carestiato e che seguito a dx porta al sentiero seguito in avvicinamento.


Materiale

Dadi e friends sono ottimi, però serve anche qualche chiodo per le soste

Cursiosità

Per recuperare una scarpa persa nel primo tiro del diedro centrale abbiamo percorso le cenge del versante est. Quella più alta, percorsa per errore, inizia dopo il primo tratto di canale ghiaioso (salendo), dove cioè inizia il canale con roccette, e va sempre in salita. Questa è priva di difficoltà e passati sotto tutte le torri si giunge al punto del passaggio “boulder” del tiro 12. Proseguendo in discesa si va alla parte superiore della via Bien.
La prima cengia (la più bassa) si prende invece all’imbocco del canale ghiaioso, dopo che i bolli rossi fanno traversare in orizzontale. Questa cengia non ha difficoltà, però la traccia è spesso ostacolata dai mughi. In alcuni punti si fanno saliscendi. Tenendosi alti si imbocca la seconda cengia (attacco vie Bonato-Bongiana, cai Bologna, …). Tenendosi bassi si arriva al punto dove esce la prima parte della De Nardin, e oltre questa si può raggiungere con traversata esposta l’attacco delle vie Bracco Dream e Bien (e la Forcella del Tridente!).
Per scendere dalla prima cengia, invece di tornare alla discesa classica, abbiamo seguito quel canale che scende come continuazione del camino tra seconda e terza torre. Questo si presenta facile all’inizio (I) e alla fine (elementare), però nella parte centrale ci sono dei brevi risalti valutabili sul II+. Per arrivare al sentiero, tra l’altro, si deve oltrepassare un tratto di canale invaso da mughi e vegetazione. E’ probabilmente questo il canale che alcuni consigliano per raggiungere gli attacchi della parete est: in effetti si risparmia tempo e mughi.