Bivacco Bedin e Monte San Lucano

Il bivacco Bedin è considerato uno dei più bei bivacchi delle Alpi.
Sorge sulla verdeggiante Prima Pala di San Lucano, in un punto panoramico che spazia dalla pianura fino alle Alpi innevate. Meraviglioso il tramonto sulla Civetta e sulla Moiazza, altrettanto bella l’alba sull’Agner e sul bivacco medesimo.
La costruzione dispone di un vano con 9 comodi posti letto con abbondanti coperte. Inoltre vi è, a differenza dei classici bivacchi tipo Berti, una vano cucina con tavolo e finestre rivolte ad est.
L’accesso principale, seguito in questa gita, è elementare ma lungo e dal dislivello non trascurabile (1400m). Gli altri itinerari sono comunque più impegnativi o più lunghi.
La salita al “Monte”, la cima più alta delle Pale di San Lucano, è molto raccomandabile per l’estesissimo panorama, per gli scorci sulle altre mitiche cime dei dintorni ma anche per il sentiero d’accesso tra dolci pendii e il percorso tutto naturale.

gruppo Pale di San LucanodifficoltàE, I grado per il montedislivello1600 mtquota max2.409partenzaPradimezzodata24-25/08/09

Salita al bivacco Bedin

Dall’abitato di Cencenighe Agordino ci si porta alla frazione di Pradimezzo, per strada asfaltata (fin dove finisce). Poche possibilità di parcheggio.
Ci incamminiamo quindi attraverso la “contrada de fora”, passando per due sottopassi, e per un sentiero vicino a dei prati fino ad un ultimo fienile. Qui si stacca a destra il nostro sentiero, segnalato come “Ambrusogn” (n.764). Lo seguiamo con dei tornanti nel fresco bosco. Più in là attraversa una frana in pendio aperto e, grazie ad un ponte in legno, attraversa un affluente del Ru del Torcol. Da qui si prosegue costantemente nel bosco seguendo il sempre evidente sentiero fino alla Casera del Torcol, semiabbandonata tra l’erba alta (unica possibilità di errore potrebbe essere una traccia che si stacca a sinistra ad un tornante verso destra, e che porterebbe al Viaz drio la Spala). Fin qui 1 ora.
Attraversati due prati si continua nel bosco seguendo la larga Val del Torcol. Dopo circa 1 ora si raggiunge la Casera d’Ambrusogn, sita in una incantevole conca verde. Ristrutturata proprio nell’agosto 2009, dispone di alcuni posti di emergenza: 3 reti, un tavolo, un caminetto, alcuni oggetti per la cucina. Dieci minuti prima della casera è possibile rifornirsi d’acqua da una fontanella.

Seguiamo il sentiero tra la casera e la costruzione adiacente. Ci si alza nel bosco ora più rado, attraversando due caratteristiche radure, fino ad una lunga costa erbosa che sale accostata alle pareti delle Cime d’Ambrusogn. Tra gli alberi abbattuti dalle slavine spiccano moltissimi fiori, in particolare i rododendri. Risaliamo lungamente il sentiero sotto le pareti fino a portarci su una spalla verde sopra l’evidente forcella della Besausega. Il panorama si apre verso i Monti del Sole e la Valbelluna.
Da qui il sentiero procede in quota attraversando tutto il versante sud della Prima Pala di San Lucano, con scorci sempre più ampi verso l’Agner. Al bivacco ci sorprende la vista sulla Civetta, già “infuocata” all’ora di cena.
Noi pernottiamo (troviamo già 7 persone al bivacco, ci rimangono gli ultimi 2 posti).

Tempo – 4h con tutta calma e soste (2h scarse dalla casera d’Ambrusogn)

altri sentieri

La nostra idea era quella di salire al bivacco per il “Viaz drio la Spala”, descritto sul libro di Visentini e su quello di E.De Biasio. Ma arrivati al punto di “guadiamo il torrente” già non siamo riusciti a trovare tracce. Abbiamo perso 1h tra salire “a caso” e scendere. Forse inizia più indietro, appena si arriva a delle opere in cemento sul torrente…o forse le slavine hanno cancellato le poche tracce precedenti.
Da San Lucano invece è possibile risalire per il “Boral della Besausega”: ripido, lungo e impervio ma molto suggestivo (6h per 1600m di dislivello). Dovrebbe essere molto segnalato.


Discesa

Se avete l’auto a Pradimezzo conviene seguire il sentiero dell’andata.
In caso contrario è consigliabile rinnovare gli scenari compiendo la traversta fino in Valle di San Lucano. Cioé scendere alla casera d’Ambrusogn, risalire alla Forcella di Gardes e scendere a Col di Prà (questa traversata l’avevamo effettuata nel 2006, dormendo al bivacco).

Altra possibilità, avendo molto tempo e gambe a disposizione, potrebbe essere quella di scendere alla frazione di Bogo (sempre di Cencenighe) passando per le casere Prademur e Rudelefin.
Altra traversata possibile potrebbe essere quella di scendere a Gares, passando per la Forc.di Gardes, la Malgonera e la Casera Campigat (anche qui occorre buona gamba)
Il Boral della Besausega e il Viaz Drio la Spala credo siano sconsigliabili in discesa, specie se non li si ha mai percorsi.

Salita al Monte San Lucano

Partiamo dal bivacco.
Seguiamo a ritroso il sentiero dell’andata fino alla spalla soprastante alla forc. della Besausega. Scendiamo ancora per il sentiero fino ad incontrare una traccia verso sinistra, in salita, che una vota percorsa ci porta alla forcella sopracitata. Fin qui circa 30 minuti.
Assecondiamo la traccia sulla destra fino alle rocce. Risaliamo la fascia di roccette in questione (I), orientandoci con qualche ometto e dei bolli rossi ormai quasi del tutto cancellati (ma basta un po’ d’intuito). Sbuchiamo su un costone erboso con un anomalo prato fiorito. In alto, sottostante una fascia rocciosa, si nota una traccia. La si raggiunge per il macereto di sinistra oppure facendo un giro più largo per un costone erboso a destra. In ogni caso raggiungiamo la traccia che ci porta in quota ad aggirare verso sinistra la fascia rocciosa sommitale di quella quota 2361 che in alcune cartine è denominata “Il Mul”.

Sul versante sud seguiamo le tracce che ci portano a sfruttare una cengia erbosa, in un punto anche un po’stretta ma non eccessivamente esposta. Notiamo in basso il pianoro detritico della Seconda Pala di San Lucano, con la punta chiamata Campanile della Besausega (ben visibile da Agordo, in cima vi è posta una campana, volendo son 50m di III).

Raggiungiamo una forcelletta che si affaccia berso nord. Seguiamo un costone erboso verso ovest (si perdono un po’le tracce ma ci sono alcuni ometti). Ignoriamo la traccia che traversa verso sinistra ad uno stretto passaggio (dove vi è un famoso chiodo, ed è il valico dove passava il sentiero attrezzato Miola). Allora saliamo liberamente per erba e massi, giungendo ad una cima. In cresta, stando a destra, evitiamo dei massi e concludiamo in cima presso alcuni ometti. Non abbiamo trovato il libro di vetta.

Davanti a noi appaiono le Pale di San Martino. Ma ancora più vicine, ed erano rimaste nascoste, fanno capolino tutte le elevazioni di quelle Creste di Milarepa tanto sognate dagli alpinisti (Torre di Lagunaz, Spiz di Lagunaz, Punta Casarotto e Terza Pala), tanto vicine quanto difficili da raggiungere…

Discesa

Per il sentiero dell’andata, a ritroso.
Altra possibilità, da verificare però, è quella di proseguire fino alla Forcella di Gardes compiendo la traversata del Monte san Lucano sulle tracce della vecchia via ferrata Gianni Miola (dismessa). In questo caso si dovrà ritornare alla traccia e passare a sx per la strettoia con il chiodo. Sul versante sud del Monte si traversa per cengie fino all’insellatura del Passo del Ciodo. Da qui si prosegue passando per l’arco di roccia (Arco del Bersanel) e quindi alle Cime del Van del Pez che facilmente riportano alla forcella.

Difficoltà di II+, forse sono già predisposte una o più doppie (tutto da verificare).