Tofana di Rozes, via della Tridentina

Primi salitori: W. Bonatti e P. Contini, il 28 agosto 1952
Ascensione di un certo pregio lungo lo sperone più occidentale della classica parete della Rozes.
A parte il fascino che può indurre il nome di “Bonatti”, è una via che merita anche per la qualità dei tiri della metà superiore, su buona roccia e abbastanza vari nei passaggi. La roccia è buona con tratti discreti nei primi 3-4 tiri, poi migliora. La chiodatura è presente alle soste (spesso 2 chiodi) e nei passaggi. Il diedro finale di V+ e VI è ben proteggibile con dadi e friend fino al n.3 camalot/kong, inutili quelli più grandi. Possono risultare utili anche i chiodi eventualmente per rinforzare qualche sosta.
Attenzione alla discesa. Ad inizio stagione la cengia presenta sicuramente neve in abbondanza. A metà luglio, dopo questo inverno molto nevoso, abbiamo trovato una striscia di neve dove abbiamo preferito assicurarci.

gruppo Tofanedifficoltàfino al VIsviluppo600 mt tempo7 oreappoggiorifugio Dibonadata19/07/14

Avvicinamento

Dal rifugio Dibona come per tutte le vie fin sotto la parete. Si oltrepassa l’attacco della Dimai e ci si alza sempre in direzione della ferrata Lipella. Appena oltre un rudere con muretto a secco sopra una cengia, si attacca un diedro grigio che poi si apre a fessura-camino. 1h

Descrizione dei tiri

Precisa la relazione Quartogrado o Bernardi. Di seguito alcuni appunti

L1 – Diedrino, poi canale ed uscita a sx. Alcuni sassi instabili. IV e III

L2 – Leggermente a sx per paretina friabile e poi facilmente a dx ad una cengia. IV e III

L3 – Su allo spigolo a dx e poi per parete adagiata a blocchi. III

L4 – Seguire una rampa ed uscire ad una cengia comoda. Tiro lungo. IV e 1p.IV+

L5 – Aggirare a dx lo spigolo, ritornare a sx e in breve per lo spigolone grigio alla sosta. III e IV

L6 – Leggermente a sx per roccia grigia e nera, poi per gradoni ad un pulpito ghiaioso comodo. IV e IV+

L7 – Obliquare a sx su blocchi, ritornare in obliquo a dx ad una sosta sui gialli. 2ch, anche appesi. V

L8 – Passaggio dritto, poi a dx oltre lo spigolo (VI-). Salire brevemente, quindi passaggio strapiombante (VI-) ed obliquare a sx

L9 – Traversare orizzontali poco a sx, rimontare sopra ed obliquare per liste a sx. Sotto un basso soffitto traversare orizzontalmente a sx fino all’allargamento della cengia. Dove è scalabile ci sono 2ch uniti, 3m a sx ci sono 2ch di sosta. IV e IV+

L10 – Sopra i chiodi appaiati (p.V+), fessurina e poi a dx. Ritornare a sx per prendere un evidente camino. Sosta presso masso in bilico. IV e p.V+

L11 – Per parete gialla a dx. Non entrare subito nel diedro ma qualche metro più sopra. Sorpassare la sosta su 2ch scomodissima e 3-4m sopra (già più impegnativo) sostare su gradone, comunque scomodo, su 3ch. V+

L12 – Scalare il diedro strapiombante, proteggibile con dadi e friend. Usciti su detriti si oltrepassa un blocco squadrato semistaccato e leggermente a sx, dietro ad una costa, si trovano 2 strozzature+sasso incastrato per sostare (altre soste non rinvenute). VI e III

L13 – Per roccette a sx e poi a dx si arriva su un punto più tranquillo dello spigolo. III

Si continua per lo spigolo (II+), poi ci si porta per cenge a sx fino ad entrare in un canale (possibile anche rimontare altre rocce di II per entrare più alti nel canale), che va percorso lungamente in salita (non farsi attrarre da ometti su di una cengia più bassa, che più avanti andrebbe in discesa). In cima al canale si arriva all’inizio della lunga cengia che conduce fino alle 3 dita, dove ci si congiunge con la ferrata Lipella. Attenzione perché un primo canale è facilmente innevato e bisogna traversarlo. Oltre questo la cengia diventa larga e priva di difficoltà

Tempo – 7 ore


Discesa

Dalle 3 dita si scende al rifugio Giussani e da questo al parcheggio


Materiale

Dadi e friends, qualche chiodo non guasta

vedi IV grado