25 aprile 2013, Foronon del Buinc

Ero in cerca di un'immagine che mi restituisse un'atmosfera, il ricordo della fioca luce del sole, inghiottito in una manciata di minuti dall'orizzonte. E poi l'idea di un un punto di vista fermo, sospeso, su cui rifletto come elemento concreto entro cui convogliano una moltitudine di stati d'animo, riversati prima o dopo, su cenge, creste e pareti. Una discorso un po' fuori dal tempo forse, in un momento in cui si susseguono exploit da record, e spiriti più sportivi hanno velocizzato le esperienze in ambiente, rendendone superfluo il lato più contemplativo. Si arriva in cima, ma neanche, alla limite alla fine della via, scatto di rito e poi giù di corsa a valle, a progettare qualche altra corsa.  Ho scattato questa foto in una sera d'inverno, dalla cima del Foronon del Buinz. Ricordo che quel giorno arrivammo su molto presto, all'incirca mezzogiorno. Passammo ore ed ore a vagare con gli occhi, ad osservare le nubi appoggiarsi sulle rocce, e poi di nuovo scoprirne le forme. La cosa inizialmente mi sembrò quasi strana.Sul calar del sole non era rimasta nemmeno una nuvola, e la lunga cresta verso il Montasio si trasformò in un vivace tappeto dai toni rosso-arancio. Un attimo e poi, l'arrivo dell'ora blu con l'alzarsi di un argentea luna piena, donava gradualmente ai pendii innevati gelide tonalità notturne.Quel giorno avevo sentito la fatiche dedicate al salire trasformarsi lentamente in serena stanchezza e ne assaporavo il piacere, osservando lo spazio che ci circondava in un arco di un tempo scandito unicamente dallo spostarsi della luce sui profili delle cime.  Come l'affievolirsi del giorno, così il tempo del nostro agire - che in montagna altro non è che lo spostamento da un punto all'altro - rallenta progressivamente, sino ad esaurirsi. Non importa a che punto siamo, l'arrivo della notte ci impone la sosta, mettendoci a confronto con una sensibilità più profonda. Poi i pensieri si dilatano e le capacità sensoriali si amplificano, offrendosi alla vastità degli spazi e subendone gli intensi silenzi.Ma non si tratta del solo captare sensazioni, è qualcosa di molto di più intimo, un momento per rientrare nella propria individualità, spogliata dal turbinio quotidiano delle cose, e rifletterla in una dimensione più autentica, tempi di respiro in cui ho ritrovato il senso del nostro andar per monti.