Finale Ligure, da molto tempo nota meta d'arrampicata sportiva, forse oggi non è più così diffusa tra le fantasie dei climbers, vuoi per lo sviluppo di altre numerose mete, vuoi perché... ci son già passati. Per noi è stata una breve ma divertente vacanza in ottima compagnia. Una roccia che abbiamo appena assaggiato, un luogo in cui abbiamo lasciato tanti progetti e curiosità, per un futuro ritorno.


Raggiungiamo la nostra meta a tarda sera, e subito ci mettiamo a montare la nostra piccola tenda nel campeggio che abbiamo scelto, giusto il tempo di gustare una tipica nonché ottima cena in stile bivacco per poi infilarci velocemente nei nostri sacchia a pelo, esausti dopo un lungo pomeriggio in viaggio.Il giorno seguente non vedo l'ora di toccare la roccia, così partiamo di buon ora, direzione: Bric Pianarella, ovvero la parete più alta di Finale, quella in cui sono state aperte anche le vie più storiche, sin dai primi anni settanta.Scegliamo una via fra le più brevi, la Fivy, uno dei primi 6a di Finale, aperta il 1 giugno 1975 da Gianni e Lino Calcagno con G. Ghislione e S. Sismondini. Una scalata bella e divertente, tutt'altro che banale, che ci impegna dall'inizio alla fine, in particolare a metà via con un passaggio in placca non semplice (anche a causa dell'unto) ma che ci regala piacevoli soddisfazioni. Io sono in cordata con Marco, invece Karim fa da prima di cordata a Francesco. Scesi dalla parete andiamo a ristorarci a Finalborgo, il centro storico di Finale. Impossibile non fare il confronto con Arco (altra meta storica e "di tendenza"), di cui ritrovo i climbers passeggiare osservando le numerose vetrine di articoli sportivi - entriamo pure in un locale che si dice ristoro dei climber e dei bikers...

Nel pomeriggio visitiamo una delle falesie top della zona: il Bric Scimarco. Le vie sono molto belle, spittate "il giusto" e non unte (almeno quelli che abbiamo provato). Tra tutti sicuramente non dimenticherò Oltremitica, una linea leggermente strapiombante, molto estetica.A breve distanza, ormai in orario serale, facciamo tappa (assolutamente obbligatoria!) alla straordinaria Grotta dell'Edera. Un incredibile forra circolare, aperta in alto, a cui vi si accede per una caverna in salita e quasi al buio. Qui proviamo un tiro molto caratteristico, Bombolo, che con andamento a spirale risale all'interno di un camino cilindrico. Fantastico.

Allorchè, in un pomeriggio ventoso ed assolato, in pieno inverno, percorsi la traversata, promisi a me stesso di non parlarne troppo in giro. Perchè volevo tenere per me un angolo di pace vicino all'ormai frequentata Pietra del Finale. In seguito cambiai idea, anche perchè i segreti nel nostro ambiente non durano a lungo e le cose belle prima o poi si devono dividere con gli altri

cit. Alessandro Gogna, in "Cento Nuovi Mattini"

Il secondo giorno il tempo si fa incerto, ma non ci scoraggiamo, anzi… Ci organizziamo per percorrere il famoso traverso di Capo NoliIn Scio Bolesomme. Il tempo regge, ma il mare mosso un po’ ci preoccupa. Partiamo ugualmente, evitando i primi tiri della via e calandoci in doppia da un guardarail. Il traverso è ottimamente attrezzato, gli spit sono numerosi e così anche il secondo di cordata può proseguire senza troppi patemi. Le soste sono sufficientemente comode, infatti siamo in tre. Dopo i primi tiri molto belli e caratteristici, le difficoltà calano bruscamente e visto il meteo decidiamo di interrompere l'arrampicata, quindi risaliamo fino alla strada. Francesco ci attende con i panini, così pranziamo in spiaggia insieme ai turisti!

Nel pomeriggio non ci facciamo mancare un altra delle falesie storiche di Finale: Monte Cucco. Arrivati sotto la parete comprendiamo che qui la cosa si fa seria… Ci consola il fatto che alcune vie siano state riattrezzate con meno parsimonia rispetto alle condizioni originali, altrimenti ci sarebbero stati moschettonaggi del primo rinvio al cardiopalma! Percorriamo in realtà pochi tiri nel settore Il Campanile. Saliamo anche il vero e proprio Campanile per lo Spigolo Sud, con un tiro unico e tanto attrito della corda! La via non è malvagia. Poi con una doppia si arriva alla forcelletta dietro al campanile e si risale con un bel tiretto ad una cengia sull'altro versante. Lungo la discesa, abbiamo poi il privilegio di attraversare un caratteristico Canyon roccioso, stretto ed alto. Anche qui, nell'umidità, sono state tracciate alcune vie. La sera ci diamo alla pazza gioia visitando la sagra di Finalborgo, dove mangiamo e pure, incredibile, balliamo!

L’ultimo giorno cambiamo zona, scegliamo Rocca di Perti. Qui negli ultimi anni sono state aperte numerosissime vie a spit, quella che scegliamo di percorrere si chiama Nonno Dino (Dino ed Ernesto Dotta, febbraio 2004). Non ricordo se fosse la nostra idea iniziale, ad ogni modo l’arrampicata è risultata bella e davvero divertente, (un po’ meno per Marco che all'ultimo tiro inizia a sentire tutta la stanchezza di questa vacanza arrampicatoria non-stop). Sul sentiero del ritorno ci fermiamo anche nella falesia dei Tre Porcellini, la quale propone numerose linee su roccia eccellente, unica pecca il triste panorama sull’autostrada.

Ultimi e velocissimi tiri prima di ritornare alla routine quotidiana…Dal finestrino della macchina continuo a guardare le pareti, sembrano inesauribili, infinite, e se la roccia è la stessa dei pochi luoghi che abbiamo visitato, penso proprio che ci si potrebbe spendere una vita.Vorremmo tornare, la guida che abbiamo comprato è bella voluminosa e ne abbiamo consultato solo una manciata di pagine. Senza contare che c'è anche un’Oltre Finale…

Note sulle vie lunghe

Bric Pianarellavia Fivy

G. ed L. Calcagno, G. Ghislionee S. Sismondini, giugno 1975difficoltà - 6a+/5c, A0sviluppo - 145 mttempo - 3 ore 

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Capo NoliIn Scio Bolesomme

A. Grillo, V. Simonetti, M. Oddone,1979difficoltà - 5c, pp. di 6asviluppo - 400 mttempo - 3 ore 

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Rocca di Pertivia Nonno Dino

Dino ed Ernesto Dottafebbraio 2004difficoltà - 6a+, p di 6b o 5c/A0sviluppo - 120mttempo - 3 ore 

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