Cima Piatta Bassa, via Gütl-Joas

” Sulla sinistra corre la notevole bastionata verticale della Cima Piatta Bassa, che rivela un importanza alpinistica considerevole, oscurata dalla scarsa notorietà del monte e dall’isolamento in cui è lasciata questa valle.” cit. Luca Visentini, Dolomiti di Sesto, 1983

Alpinisticamente parlando, il gruppo Rondol-Baranci è decisamente negletto, regno perlopiù escursionistico, ritenuto dagli arrampicatori privo di belle pareti e di roccia buona. Bisogna anche tener conto del vuoto che c’è nelle pubblicazioni del settore, almeno in lingua italiana, che certo non giova alla conoscenza di questi splendidi luoghi.
Non fa eccezione la parete della Cima Piatta Bassa, elegantemente dolomitica, classica nella sua forma monolitica, dalla roccia nera lavorata dall’azione dell’acqua. La sua parte superiore è già visibile dal parcheggio della Val Campo di Dentro, ma è dalla media Val Prà Brusà che si può ammirare in tutta la sua interezza. Buona parte delle vie esistenti sono state tracciate negli anni ’70 da alpinisti della Val Pusteria, ma non manca qualche realizzazione più recente come la via “Claudia’s Alptraum” di Christoph Hainz (VII-, 1990).

Sul lato nord-est la parete scende scura dalla cima fino alla base ed è proprio su questo tratto che si snoda la via aperta da Heini Gütle e Franz Joas il 28 giugno 1976.

gruppo Dolomiti di Sestodifficoltàmax VIsviluppo355 mquota max2.581 esposizioneNord-Ovesttempo5 ore la viaappoggiorifugio Tre ScarpericartografiaTabacco 010partenzaVal Campo di Dentrodata26/06/21

Si tratta di una bella arrampicata su ottima roccia, specialmente dal quarto tiro in poi, con ampia varietà dei passaggi ed una linea logica ed elegante. La via in verità ha visto il passaggio di numerose cordate, perlopiù locali, specialmente dal 2012, anno in cui l’itinerario è stato “risanato” e parzialmente attrezzato con spit alle soste e su qualche passaggio con il finanziamento dell’ Alpeverein Südtirol.
Personalmente ho trovato il materiale in loco un poco eccessivo, sia in relazione alle difficoltà, sia alla buona possibilità di proteggersi con friends. Un peccato, perché nelle condizioni “originali” sarebbe stata sicuramente una via di grande soddisfazione. L’itinerario merita in ogni caso una ripetizione, non solo per la qualità dell’arrampicata ma anche per la bellezza dell’ambiente circostante.
Molto particolare infatti la vetta, un grande prato con fenomeni erosivi che ricordano un grande “letto per fachiri”, da dove si può godere di uno splendido panorama verso Tre Scarperi e Tre Cime.

Avvicinamento

Tra Sesto e San Candido si imbocca la rotabile che sale la Val Campo di Dentro e la si risale fino al parcheggio superiore dove termina (“Antoniusstein”).
Attenzione: in estate la strada viene interdetta al traffico privato tra le 8.40 e le 18.15. Il rientro verso valle in tale fascia oraria è possibile, ma solo scendendo immediatamente dietro al bus Navetta, per il quale viene aperta per brevissimo tempo la sbarra al parcheggio inferiore. Eventualmente informarsi presso il rifugio sugli orari/aperture.

Dal parcheggio (la cima è già visibile) si sale la strada sterrata o il parallelo sentiero fino al Rifugio Tre Scarperi (20 minuti).

Seguire il sentiero pianeggiante che si inoltra nella Val Campo di Dentro, fino al bivio, presso una panchina, con indicazioni per la Forcella dei Baranci (sentiero n.8), dove si svolta. Il sentiero sale ripido con tornanti stretti e guadagna rapidamente quota. Usciti dal bosco si entra nella Val Prà Brusà, dove si ha una bella veduta della parete. Proseguire solo brevemente per il sentiero ed abbandonarlo non appena è possibile portarsi sulle ghiaie a sx senza dover traversare tra i mughi. Salire liberamente fino all’attacco della via, dove è evidente una sosta con chiodo, spit, cordone e scritta “H“.

Tempo –  1 ora e 40 dal parcheggio

Descrizione

L1 – Dal diedro di attacco (ch) spostarsi subito a dx ad una fessurina (spit). Oltre questa (ch) proseguire per rampa verso dx. Superare un piccolo muretto (spit) e traversare ancora a dx (cordone su spuntone). Sosta comoda dietro ad uno spigolo e sotto diedri, su 2spit. 30m, V+, poi III-IV

L2 – Proseguire leggermente a sx, puntando ad un diedro. Lo si sale qualche metro (2ch) e da una lama rovescia si esce a dx (spit). Brevemente fin sotto un camino (2ch). Salirlo ed uscire sulla sx (spit) per rocce più articolate. Sosta comoda con spit. 30m, IV+ e IV

L3 – Seguire una breve fessura sulla sinistra ad un terrazzino (ch). Con breve passo in placca a sx ci si porta su terreno più articolato e poco obbligato. Salire piuttosto dritti ed in vista della sovrastante parete nera ed individuati degli spit più in alto si raggiunge la comoda sosta alla base della parete in questione. 40m, IV+, poi III-IV

L4 – Seguendo 2 spit si imbocca un bel diedro nero, che va risalito con bella arrampicata (da proteggere) fino ad un pulpito a sx, dove c’è una sosta a spit. 30m, V

L5 – Traversare a dx 1-2m, poi salire dritti su placca nera levigata (molti spit e ch). Obliquare poi a dx, oltrepassando uno spuntone ed una cless, raggiungendo rocce facili. A sx si nota la sosta con spit e ch. 30m, V+ e V

L6 – Salire leggermente a sx per fessurine, poi dritti per una paretina. Si prosegue senza via obbligata, meglio forse rimanendo a dx dove la roccia è nera ed ammanigliata (trovato 1 ch). Usciti su una cengia, si trova la sosta su 2spit. 40m, IV+, poi III-IV

L7 – 2m più in basso a sx della sosta si prende una cornice (ch) che porta ad una sosta con 2ch sullo spigolo. 10m, p.IV

L8 – Con breve giro a sx (ch) ci si porta nel lungo diedro nero che sovrasta la sosta. Salirlo interamente (ch e spit subito, cordone+ch a metà e 1ch in uscita), terminando a dx su di una comoda terrazza con 2spit di sosta. Libro di via. 45m, V

L9 – Traversare a sx ad un terrazzo (spit). Portarsi ancora a sx ad una crestina che va seguita fino in cima, dove ci si rende conto di esser saliti su di una enorme lama staccata. Sosta su 2spit. 20m, IV

L10 Tiro chiave. Salire dritti per parete atletica su ottima roccia (3 spit), raggiungendo un diedro giallo più delicato. Da 2 spit, traversare 1m a sx uscendo dalla fessura. Tornare in obliquo a dx ed uscire su di una larga cengia. Sosta su 2ch+nut incastrato. 20m, VI

L11 – Non si prosegue per la parete soprastante, all’apparenza friabile, ma seguire la cengia verso dx, esposta nel tratto iniziale, uscendo su terreno a gradoni. 50m, elementare

Tempo – 5 ore

schizzo Pdf alta qualità

Materiale

NDA + Friends dal grigio piccolo al giallo.

Discesa

Dal termine della cengia salire brevemente per roccette ed un canalino (I grado) raggiungendo l’incredibile plateau sommitale. Traversando verso sud si incontrano subito i grossi ometti che guidano lungo la via normale. Volendo, si può raggiungere in circa 10 minuti la cima vera e propria salendo a destra, altrimenti si possono già seguire gli ometti che guidano in discesa verso est.

Dopo i prati e le caratteristiche formazioni carsiche, ci si abbassa da una insellatura e da qui si scende per un valloncello erboso verso dx (sud). Si rinvengono tracce marcate che guidano attraverso macchie di mughi. Raggiunta una lingua detritica svoltare a sx (alcuni ometti sulla destra ingannano) e scendere per ghiaie. Poi senza possibilità di errore si prosegue tra bosco e mughi uscendo sul bell’alpeggio sotto al Monte Mattina, dove ci si collega al sentiero CAI che sale la Val Campo di Dentro. qui si rientra al rifugio e al parcheggio.

Tempo – 20 minuti dall’uscita della via alla cima + 1 ora e 30 dalla cima fino al parcheggio

Esiste anche una seconda possibilità di discesa, più complessa e non segnalata, che permette di ripassare nei pressi dell’attacco. Non l’abbiamo percorsa, ma è documentata nelle guide e percorsa di rado da qualche escursionista. Dalla cima vera e propria ci si abbassa sul versante nord-ovest (in direzione di Cima Piatta Alta) raggiungendo la Forcella delle Cime Piatte, che separa la Piatta Bassa dalla Piatta di Mezzo (15 minuti, I grado). A sinistra si potrebbe raggiungere velocemente il sentiero per Forc.del Lago e da questo scendere. Dalla forcella invece conviene scendere per canale e roccette verso la Val Prà Brusa (1-11 grado, in teoria guidati da ometti), quindi traversando sotto parete si torna all’attacco.