Cima di Pratofiorito, via Aste-Susatti

“Della lunga bastionata di pareti che fiancheggia verso occidente la val d’Ambiez, quella della Cima di Pratofiorito è la più notevole e vistosa. Caratterizzata da un regolare diedro che la incide nel mezzo, questa giallastra parete, specie quando è illuminata dal sole mattutino, è un’invito all’arrampicata.” (cit. I. Rabanser, O. Bonaldo “Vie e vicende in Dolomiti”).

Tra il 31 luglio ed il 1 agosto del 1953 Armando Aste e Fausto Susatti percorrono questo grande diedro sulla parete Est, evitando con un’ardito traverso a sinistra lo strapiombo che lo chiude.
Meravigliosa salita, più facile ma complessa ed erbosa nella parte bassa, assai atletica e sostenuta all’interno del diedro, caratterizzata da una roccia compatta e slavata che non ha nulla a che vedere con la Dolomia tipica della vicina Cima d’Ambiez, alterna tratti di ottima qualità a tratti in cui occorre procedere con cautela. Recentemente riscoperta proprio grazie alla pubblicazione della guida “Vie e vicende in dolomiti” rappresenta una grande classica da non perdere in valle. La chiodatura sufficiente lungo tutto il percorso seppur ben integrabile con protezioni veloci, nonché la difficoltà insita in alcuni tratti la rendono una salita impegnativa e di ingaggio.

gruppo Brenta, Val d'AmbiezdifficoltàV, VI, p. di VI+, A0 e A1 sviluppo300 mt quota max2.900tempo6 oreappoggiorif. AgostinicartografiaTabacco 053data26/08/21

Avvicinamento

Dal Rifugio Agostini si va verso la chiesetta posta poco più a sud, per deviare poco prima sulla dx per una traccia (indicazioni per la grotta Silvia). Dopo alcune svolte si abbandona il sentiero, che andrebbe in discesa, per salire liberamente per prati e rocce in direzione della parete. Nell’ultimo tratto si risale con fatica un ghiaione, per arrivare all’attacco posto sotto un arco, all’inizio della caratteristica rampa obliqua verso sx.

Tempo – 45 minuti dal rifugio Agostini


Descrizione dei tiri

L1 – Salire per una rampa di rocce chiare miste ad erba, fino ad una sosta su 2ch, appena prima di un canalino che si apre sulla sx. Difficile proteggere. 35m, III

L2 – Seguire il canalino e continuare per rocce miste a zolle erbose. Si arriva a toccare il diedro che la rampa forma con la parete (1ch), quindi ci si alza 3m e si va a sostare sulla sx, prima di uscire dalla rampa ed in linea con un caminetto che prosegue a dx. Sosta su 2ch con cordini sbiaditi. 40m, III

L3 – Salire qualche metro per il canale di dx (ch poco utile) ed uscire subito per una rampa con ciuffi d’erba sulla dx. Oltre un blocco (ch) si scala un diedrino, quindi si prosegue per altro diedrino più verticale e netto (altro ch). Obliquare a dx ad un terrazzo di sosta. Sosta su 2ch. 40m, IV e IV+

Si può anche seguire una rampa a dx dopo il primo diedrino erboso, tralasciando il secondo chiodo.

L4 – Scendere mezzo metro ed aggirare uno spigolo. Traversare a dx ad un netto ed evidente diedro con fessurina (ch). Salire il diedro, quindi assecondare in obliquo a dx delle lame fino ad un comodo terrazzo di sosta. Sosta su 2ch. 40m, IV+ e IV

L5 – Aggirare a dx uno spigolo e salire dritti per un diedrino-fessura (3ch). Traversando leggermente a sx su lame instabili si raggiunge una sosta con 2ch (integrabile), sulla verticale di un tetto giallo e sulla verticale della precedente sosta. Si può anche andare a sostare 2m più in alto, più comodamente, su 2ch vecchi. 25m, IV e V

L6 – Salire dritti per fessurina fin sotto il tetto (3ch, VI). Qui non si prosegue dritti (visibili chiodi), ma si traversa verso sx 5m (ch, V+). Si sale poi dritti con difficile passaggio (2ch, VI+ o A0). Da un punto più comodo con vari chiodi sparsi si deve obliquare a sx ed uscire su zolle d’erba (3-4ch, VI o A0). Seguire una fessura erbosa a dx fino alla sosta scomoda su 2ch (integrabile). 40m, VI+

L7 – Salire dritti per una difficile fessurina (2ch vicini, VI), poi per diedro più facile si esce su di un terrazzo. Da 2ch con vari cordini e moschettone, si scende arrampicando a dx (IV) portandosi alla base del grande diedro che caratterizza la via. Sosta scomoda su 2ch oppure su 2cless appena a sx. 25m, VI e V
Nota: il moschettone è utile per assicurare anche il secondo di cordata dall’alto.

L8 – Si scala il bellissimo diedro, provvisto di ottime fessure per proteggersi. Uno strapiombo va affrontato inizialmente spostandosi a sx, ma quasi solo per rinviare il chiodo successivo, perché la libera si effettua direttamente nel diedro. Qualche metro più in alto si sosta scomodamente sopra ad una lama instabile, su 3ch (integrabile). 35m, dal V+ al VI+

L9 – Salire per il diedro, ancora su ottima roccia, raggiungendo una fascia strapiombante. La si supera a sx per roccia gialla con pilastrini di dubbia consistenza (vari chiodi). Proseguire dritti per vago spigolo e diedro aperto fin sotto un tetto squadrato (chiodi). Aggirarlo a dx (altro ch), quindi passare ad una fessura che porta ad una zona con zolle erbose. Con delicatezza si arriva alla sosta, scomoda, su 3ch (integrabile). 30m, VI

L10 – Sopra alla sosta è visibile una fessurina con chiodi. Salire per una fessura subito difficile (VI, 3ch). Quindi continuare sfruttando anche la fessurina di dx, dove è presente un nut incastrato e 3ch (possibile A0). Dall’ultimo chiodo si deve tornare alla fessura di dx (vecchio ch ritorto). Per passare in artificiale è necessario staffare o piazzare ancora 1 friend e proseguire in A0. Continuare per la fessura principale, con ancora un passo difficile (2ch vicini). Tralasciare una fessura che obliqua a sx e obliquare a dx dove si trovano dei terrazzini. Sosta su 2ch (integrabile). 20m, VI e A1(A0)

L11 – Superare una lama gialla 2-3m a dx di un grande diedro. Salire per placca (2ch vicini). Più in alto portarsi a sx nel fondo del grande diedro, che qui diventa verticale. Salirlo ed uscire su un canale appoggiato. Sosta da attrezzare (spuntoni in alto nel canale). 55m, IV e IV, poi II

L12 – Si raggiunge la cime per rocce adagiate e ghiaie. 50m, I-II

Tempo – 6 ore

schizzo pdf

Discesa

Senza difficoltà, lunga e un po’ complicata nell’orientamento nella prima parte qualora vi fosse nebbia fitta.
Dalla cresta che costituisce la vetta al termine della via, guardando verso nord (a dx salendo) si notano 2 cime più alte con grossi ometti. Si scende brevemente per poi salire la regolare cresta che conduce alla cima principale, la prima che si incontra. Non farsi fuorviare da alcuni ometti che scendono a sx. Proseguire ancora per cresta in direzione della seconda cima e senza raggiungerla si scarta a sx dove si rinviene una traccia marcata e con ometti. Scendere per ghiaie e roccette seguendo le tracce, verso nord e il Rifugio XII Apostoli, avvicinandosi progressivamente alla lingua nevosa tra le Cime di Protofiorito e Cima Susat. Si sceglie un punto comodo per traversare il nevaio, quindi traversando in orizzontale ci si ricollega al sentiero per la ferrata Castiglioni. Questo porta alla forcella dei 2 Denti, sul versante opposto di Cima Susat. Scendere per la ferrata (assicurarsi) e tramite sentiero si torna al Rifugio Agostini.

Tempo – 2 ore

Materiale

Sufficiente una serie di Friends dal micro o dal grigio piccolo al blu grande (inutile il n.4), una scelta di dadi medi e piccoli, chiodi e martello per emergenza

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