Tre storie, tre momenti, tre linee preziose, sguardi nel vuoto, per scoprire le dolomiti più ad occidente, la patria di quel Detassis “custode”, oggi simbolo non solo di un’alpinismo leggendario tracciato sulle pareti di questi monti ma di un modo di vivere la montagna in completa sintonia con essa, tanto negli arditi percorsi verticali quanto attraverso i sentieri e la scoperta di sempre nuovi panorami.


da Molveno al Campanile delle Strie

Itinerario 340 direzione Tosa-Pedrotti, scelta insolita, poiché la maggior parte di coloro che accedono al massiccio centrale salgono a Vallesinella da Madonna di Campiglio percorrendo il sentiero che conduce alla conca del Brentei. Scopriamo un percorso meraviglioso che dall'altopiano del Pradel per la valle dei Massodi ci accompagna sotto gli impressionanti pilastri del Croz dell'Altissimo, teatro di alcune fra le più ardite imprese alpinistiche. Oltrepassato il rifugio della Selvata si scopre ampio il panorama: al centro la “signora” Brenta Alta, con la sua mole poderosa domina la scena, mentre alla sua sinistra si eleva slanciato il Campanil Basso o Campanile delle Strie, simbolo per i trentini "di bellezza, di solidità, di fascino" (Graffer).

Ed è proprio sulla sua parete Est che il 28 luglio 1911 il giovane Preuss diventa leggenda, compiendo "la più audace ed aristocratica affermazione dell'alpinismo su roccia" (Casara). Una dimostrazione pratica di quella sue personale teoria secondo cui "posso fare tutto ciò di cui sono capace", senza l'utilizzo di mezzi artificiali, facendo affidamento solo sul proprio senso del limite.Percorrendo questa linea, lunghezza dopo lunghezza è difficile non pensare a quel giovane venticinquenne, mentre solo e con la corda a tracolla scala questi 110 metri di eleganti verticalità, raggiungendo in sole due ore la piccola terrazza panoramica. Una via breve ma di grande valore storico, che ci apre gli occhi al cuore del gruppo.

nel cuore del Brenta

"Quella montagna mi ha sempre affascinato. Guardandola dal versante nord-est ammiravo quelle due righe nere che dalla base vanno direttamente in cima. La grande fascia centrale mi faceva l'impressione di una Preuss al Campanil Basso ma molto più lunga e più alta. [...] Il tracciato non aveva bisogno di studio, né prima né quando eravamo all'attacco, perché era già stabilito dalla stessa natura di quella riga nera. La giornata era bellissima."

Dodici ore più tardi Bruno Detassis ed Enrico Giordani arrivano in cima al Crozzon di Brenta realizzando un capolavoro, era il 2 agosto 1935.Dal Tosa-Pedrotti attraversiamo la Bocca di Brenta ed in vista della parete cerchiamo un percorso per le ghiaie a sinistra del vallone che ci porti più direttamente all'attacco, evitando il lungo giro per il Brentei. Arrivati all'imbocco del Canalone Neri risaliamo faticosamente le nevi dure portandoci all'evidente bollo rosso che identifica l'inizio di questa grande classica.

L'ambiente é grandioso, la roccia solida è appigliata, la linea perfetta, tuttavia seguo Luca con attenzione, controllando ogni movimento. Il rumore delle scariche di pietre provenienti dal canalone scandisce il tempo, indicandoci che il sole, sempre più alto ha iniziato a scaldare queste rocce. Nonostante la giornata stupenda le preoccupazioni del percorrere un itinerario così lungo non mi abbandoneranno, come quello stato di emozione mista ansia di quando ti trovi a realizzare un sogno e non ci credi, quasi che il gesto più lieve possa d’improvviso rompere ogni appiglio. Una serie di fessure, poi un diedro ed il rientro su quella bella riga nera. Fuori dalle difficoltà iniziamo a guardarci con occhi stanchi, rallento, pensando che finalmente non sarà necessario correre in giù. Inizio ad assaporare la pace di quella cima che per questa sera sarà soltanto nostra e la vista di un alba che solo un luogo così fuori dall'ordinario può offrire. Il viaggio si fa ora orizzontale, sulla sottile cresta che percorriamo lentamente, giusto proseguo di una grande avventura che ci riporta con garbo alla civiltà.

fotogenica Val d'Ambiez

Quando riusciamo ad intravederla dalla ferrata dell'Ideale rimaniamo incantati di fronte a quell'attraente muraglia verticale in cui sono stati tracciati tra classici e moderni 31 itinerari di ogni difficoltà: Cima d'Ambiez! Scegliamo uno tra i più noti, la via Vienna - anno 1973, Kosa, Pfeffer, Straub, nomi poco conosciuti ma che ci regalano un'arrampicata entusiasmante, tant'è che la stanchezza dei giorni precedenti scompare lanciandoci in un adrenalinico buon umore su questi 350 metri di aria e roccia splendida, sino a sederci su un’altra terrazza del Brenta. Dalla sua via normale verso il Rifugio Agostini si apre la verdeggiante valle che scende lunghissima a San Lorenzo in Banale mentre sulla sinistra si stacca il sentiero Palmieri che costeggiando le pareti delle cime Ceda arriva alla Forcolotta di Noghera per poi entrare nell'Alta Val di Ceda.

Dopo una breve e mediocre arrampicata su una via Stenico alla Punta dell'Ideale (per concludere con un itinerario di “sabbie” ed appigli mobili e constatare che ahimè non tutta la roccia di questa valle è ottima…) scegliamo questo percorso che dagli alti glacionevai della vedretta d'Ambiez ci accompagna per verdi altipiani, ghiaie e faggete sino a Molveno. Ci soffermiamo davanti alla bella fessura-diedro al Dos del Dalum con cui riempiamo nuovamente assieme ad altre tante visioni il nostro cassetto di sogni.

Note sulle vieper le info più specifiche consultare le relative relazioni

Campanile Bassovia Preuss

P. Preuss, da solo, 1911difficoltà - IV e Vsviluppo - 300 mttempo - 4 ore 

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Crozzon di Brentavia delle Guide

B. Detassis, E. Giordani, 1935difficoltà - IV e V, V+sviluppo - 915 mttempo - 9 ore e 30' 

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Cima d'Ambiezvia Vienna

F. K. Kosa, J. Pfeffer, G. Strau, 1943difficoltà - V e VIsviluppo - 375 mttempo - 4-5 ore 

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