Erano anni che cercavo l'occasione per visitare questo luogo mitico, di cui si narrano leggende sull'incredibile qualità della roccia e dell'ambiente incantato. A dir il vero la parete è famosa anche per la valutazione delle difficoltà estremamente severe, più che in altri gruppi Dolomitici. L'occasione nasce quando assieme a Karim butto l’occhio sulla più discussa via della zona: la via “Manolo e Diego”, aperta da questi due indiscutibili fuoriclasse che nel 1978 si accaparrarono così una delle linee più belle e logiche della parete. Arruoliamo anche Marco, che si entusiasma all’idea di poter tentare di ripetere una via del Mago. Sono le 7.30 e la giornata inizia un così così, con l'auto che affonda nei sassi misti a polvere della stradina che sale a San Felice. "Mi piace l'odore di frizione bruciata al mattino". Con una ruota completamente sollevata da terra riesco a girarmi e parcheggiamo in bordo strada. Segue un avvicinamento faticoso su per il bosco ripido, poi finalmente sbuchiamo all'aperto e l'ambiente si fa accogliente.La parete è lì che si mette in mostra già dalla chiesetta e con l'ultima svolta del ripidissimo sentiero siamo all'attacco. La parete è splendida, solare, appartata.

la bella parete sud della Cima di Valscura

Siamo in orario ed anche la linea sembra promettere bene. Guardo in alto e scorgo il primo chiodo a circa 3 metri di altezza: "A1". Il buon Pier Verri indica di rimanere sulla placca a destra, dove si dovrebbe partire con uno strapiombo “da falesia” e proseguire per rocce sporche e prive di chiodi: "VI". Decido che se dobbiamo salire proveremo a forzare l'artificiale, magari provando anche in libera il passaggio. Quella che sembra una fessurina per le mani potrebbe accogliere anche un chiodo, ed infatti sono visibili i colpi di martello di qualche nostro predecessore.Infilo un chiodo a spatola e batto: 1, 2, 3 colpi e suona bene. 4, 5 e...crack. Mi fermo indeciso sul da farsi, ma Marco da un colpetto alla roccia e vediamo piombare a terra la speranza di poter aggiungere un buon chiodo. Qui inizia il circo. Provo a battere un piccolo chiodo a lama in una fessurina cieca e a caricarlo, ma questo si piega e non so se è il caso. Lo batto più su e sembra che si dilati la fessurina che tiene su tutto il blocco sopra la partenza... Guardiamo anche la parete più a destra ”da libera": incastriamo un cliff e provo a salire sulla staffa per vedere se si può chiodare almeno questo primo passaggio. Anche qui c'è il segno di un distacco, probabilmente qualcuno ha avuto la stessa idea ed non è stato più fortunato di noi.Torniamo all'artificiale. Provo con il lancio di cordino ad uno spuntone, ma anche se riesco ad agganciarlo i miei compagni mi dissuadono dal caricarlo, in quanto potrebbe cadermi addosso l'intero macigno. Marco mi propone la piramide umana, ma il tentativo si arena immediatamente quando realizziamo che siamo entrambi troppo bassi affinché io possa raggiungere il chiodo in loco. Batto un chiodo ancora più su fino nella fessurina che avevo tastato poco prima e questa volta entra bene. Ottimo! Mi alzo sulla staffa e con contorsionismi riesco alla fine ad agganciare il chiodo dei primi salitori. Questo è vecchio ed arrugginito e quando lo moschettono non si capisce se è lui che vibra o tutto il pilastrino sotto. Sposto la staffa e mi alzo quel che basta per capire che il successivo passaggio è probabilmente un bel bastone di libera obbligatoria. Scendo e si conclude qui la faccenda. Non mi va di rischiare il passaggio e in più è già passato un mucchio di tempo.

in procinto di tentare lo strapiombo di A1 della via "Manolo e Diego"

Marco va in cerca di paracarri di consolazione ed il suo fiuto lo porta all'articolata parete che sale più a sinistra sul primo pilastro. Non abbiamo relazioni, ma ricordo che qui dovrebbero salire le vie Snoopy e Mafalda, entrambe quartigradi corti. Siamo disposti anche ad aprire una vietta, tanto la parete sembra scalabile senza grossi problemi. Marco salirà da primo per 4 tiri di corda, su roccia buona e passaggi interessanti.In cima ci aspetta Karim, con il viso rosso come un peperone dopo essere rimasta tutto il giorno a prendere il sole su questi alti pascoli. Non raggiungiamo la vetta vera e propria, ma la cima poco più bassa di questo pilastrino staccato dalla quale si può godere di un meraviglioso panorama sulle altre vette Feltrine.Durante il ritorno più volte riguardiamo la parete e più volte discutiamo su come il passaggio iniziale andasse provato, su cosa avremmo dovuto fare, analizzando anche la possibilità che non fossimo noi all'altezza della parete, della via, dei nomi illustri degli apritori. Queste sono le giornate che lasciano l'amaro in bocca e che stimolano a tornare alla carica!

via Mafalda, descrizione della salita

AvvicinamentoSaliti in auto alla frazione di Roncoi di San Gregorio nelle Alpi, si seguono le indicazioni stradali per la Valscura e San Felice. Dopo un tratto agevole, la strada diventa stretta e sterrata. Dopo una prima salita c’è un tratto pianeggiante tra due abitazioni e conviene parcheggiare. Si prosegue a piedi per la stradetta, ora molto dissestata, passando sotto ad una enorme croce e raggiungendo in 5 minuti la chiesetta di San Felice (902m).Si segue il sentiero cai sulla dx, dal quale già si scorge la parete della Cima di Valscura. Dopo un tratto in lieve salita si deve proseguire in lieve discesa (ignorare una traccia che sale a dx) raggiungendo il fondo della valle. Si attraversa un greto e sulla sponda opposta si risale molto ripidamente per il bosco. Dopo un buon tratto si prosegue in ambiente più aperto ed affascinante, sempre più vicini alla imponente parete. Dopo un aggiramento di un salto roccioso, il sentiero svolta a dx e punta alla parete. Lo si segue ancora e lo si abbandona sotto al primo pilastro a contare dalla sx, l’unico che appare articolato e meno compatto, non molto distanti dalla forcella del Passo Forca (1864m).Si attacca presso un canale abbattuto, dal quale è evidente un camino che divide un torrione apparentemente staccato dalla parete principale. L’itinerario si sviluppa a dx del camino, per delle intuibili rampe.Tempo - 2 ore e 30’ dal parcheggio


Descrizione dei tiri

L1 - Su per un canale facile (II+), quindi scartando a sx per un diedrino si raggiunge una cengia erbosa. Traversare a dx, dove si rinviene 1ch. Superare la successiva parete con grottini (un po'friabile) uscendo presso una nuova cengia. Sosta su 2ch appena sotto. 60m, dal III al VL2 - Appena a dx si trova un bel diedro, che si sale tutto fino ad una cengia. Lungo il tiro 1ch ed un paio di grosse clessidre. 55m, IV+, IVL3 - Traversare espostamente a dx per cornice (1ch) e girato uno spigolo salire dritti per un diedro (cless con fettuccia). Allo spiazzo successivo preferiamo continuare per il diedro, anche strapiombante. 35m, IV e V, 1p.V+L4 - Per brevi risalti e zolle si raggiunge la cima del pilastro. 40m, III e I


DiscesaTutti i pilastri sono saldati al crestone erboso che costituisce la sommità della parete. La discesa dunque è semplice. Dall’uscita della via traversare per prati con mughi ed abbassarsi per delle rampe erbose (ometti) raggiungendo un valloncello. Scenderlo (fenomeni carsici), ma evitare l’ultimo salto traversando per cengette a dx, fino al Passo Forca. Fin qui 10 minuti. Per tornare all’auto servirà 1h30’ MaterialeUna scelta di chiodi. Utile qualche friend.