Piz de Sagron, Spigolo Nord

Delle feltrine una classica, nelle dolomiti ancora una sconosciuta.
Il gruppo del Cimonega presenta pareti belle e di tutto rispetto, ma l’alpinista moderno sembra non subirne il fascino. Probabilmente i lunghi accessi e la necessaria sosta prolungata in quota scoraggiano quanti si orientano verso la classica incursione domenicale. Non tutte le pareti però richiedono 4 ore di avvicinamento, questa del Piz de Sagron, ad esempio, dista meno di 2 ore dalla civiltà. Davvero poche in confronto all’esperienza che si può trarre da un ambiente ancora incontaminato e fuori dalle mode. Semplicemente emozionante salire al Passo del Palughet e veder apparire progressivamente la parete con la selvaggia Val Giasinozza, come pure ha qualcosa di romantico la discesa attraverso il Pian della Regina e il larghissimo giro dell’Intajada. Attenzione però, questa via non rientra tra i casi in cui si deve dire che è “il tutto” che rende bella la giornata, per giustificare una salita “mediocre”, perché si tratta invece di una bellissima arrampicata, su roccia altrettanto solida di quella più blasonata delle attigue Pale. Non posso che consigliare questa via, che magari non soddisferà chi è in cerca di ingaggio, ma sarà di sicuro apprezzata tra quanti conservano un minimo spirito di avventura e voglia di scoprire anche i gruppi “cenerentola” delle Dolomiti.
Come si diceva, la roccia è ottima e costellata di clessidre, eccezion fatta per alcuni brevi tratti facili. In alcune soste si trovano vecchi cordoni, mentre lungo la via c’è qualche sporadico chiodo. L’esposizione è a nord, ma la quota è relativamente bassa. Considerate una giornata lunga, specie se decidete di tornare per l’Intajada. La via potrebbe non essere così disertata, visto che abbiamo trovato un’altra cordata (e uno dei due l’aveva già ripetuta…).
Primi salitori: P. Verri – C. Longo – R. Calabretto e C. Dall’Olmo, 8 luglio 1990

gruppo Alpi FeltrinedifficoltàIV e Vquota max2486tempo7 oreappoggiobivacco Feltre-BodocartografiaTabacco 022data06/07/15

Avvicinamento

Abbiamo fatto lunghe disquisizioni su questo argomento. Le possibilità sono due:

Il “panoramico”: da Passo Cereda per il Passo del Palughet
Si lascia l’auto a Passo Cereda e si sale in mezz’ora circa a Malga Fossetta per strada asfalta con scorciatoia nel bosco (forse si può arrivare in auto fino alla malga, ma considerate il ritorno). Già in vista della malga si prende il sentiero per la forcella sulla sinistra, che si raggiunge con sentiero prima per bosco e poi per bassa vegetazione. Dalle ultime indicazioni CAI, si sale fino alla dorsale erbosa, dove appare tutta la parete del Piz de Sagron. Si seguono delle tracce in salita a sx in mezzo ai mughi (radi segni rossi). Immediatamente dopo un tratto in piano si scende bruscamente a dx seguendo scrupolosamente segni rossi nascosti dall’erba. N.B. durante un precedente tentativo non abbiamo visto scendere il sentiero e siamo finiti sulla prospiciente Punta Cereda…sigh!. Si scende dunque per canale terroso e poi si traversa la Val Giasinozza. Si risale con la traccia fin quasi alla Forcella Sagron ed infine si traversa fino all’attacco.
Ottimo se parcheggiate alla Malga e tornate per il “canalone” a sud della cima. Tempo – 2h da Passo Cereda

Il “diretto”: da Matiuz per il canalone nord di Forc.Sagron
Da Sagron si segue per Matiuz. Dopo una recente torre in legno, senza proseguire per il paese, seguiamo i cartelli cai con indicazioni per il biv.Feltre e parcheggiamo poco dopo. Si sale per strada asfaltata e poi ripidi nel bosco, con buone indicazioni. Si oltrepassa il bivio per Passo Cereda. N.B. Informatori mi dicono che è più conveniente parcheggiare a Matiuz e congiungersi più o meno da queste parti, 20 minuti in meno forse. Si esce dal bosco e si raggiungono le pietraie sotto il Piz, qui un cartello cai indica Forc.Sagron. Si segue il sentiero in piano, quindi si entra nel gran canalone con grossi massi che scende dalla forcella. Nota: non ci fidavamo della direzione del sentiero, quindi prima ancora di uscire dal bosco abbiamo attraversato una piccola giungla fino a raggiungere il canalone, molto più in basso del normale. Lo si risale per terreno solido, mentre risulta friabile e disagevole solo nel breve tratto finale. Giunti in forcella, si giunge rapidamente all’attacco.
Tempo – 1h e 50′ dal parcheggio. Conveniente pensando al ritorno per l’Intajada. Si attacca poco oltre la gola Castiglioni (neve), dove le rocce appaiono più semplici.

Descrizione dei tiri

L1 – Si può seguire una facile fessura e poi liberamente per gradoni. 55m, III e II

L2 – Ancora per gradoni fin quasi a dove la parete si raddrizza. Deviare a sx e sostare 10-20 metri a dx della gola e 20m a sx di una fascia bagnata (2ch, ometto). 65m, II e I

L3 – Superare direttamente la parete verticale soprastante (cordino e clessidre), poi un diedrino (1ch alla base), quindi più facilmente per canale (2cless con cordone). Sostare 3 metri prima di una cengia, su clessidre. 55m, IV, V, IV

L4 – In cengia, traversare a dx fin sotto un diedro. Elementare, 20m

L5 – Salire il diedro (roccia non ottima), quindi da 1ch deviare a dx per bella placca. Sosta in una nicchia su clessidre. 30m, V e IV+

L6 – Pochi metri più sopra a sx (1ch) si affronta una parete verticale con fessurina, quindi si sfrutta una lama con una zolla erbosa a sx, uscendo su placche più facili. Sosta su clessidre. 50m, V/V+ e IV

L7 – Superare uno strapiombo tra tetti (1ch) e dopo pochi metri sostare su clessidre. 30m, V e IV

L8 – Salire piuttosto liberamente la parete soprastante. Eventualmente per il canalino di dx o per le placche a sx. Sosta su clessidre. 60m, III-IV

L9 – Seguiamo uno spigoletto, sormontiamo qualche piccola guglia, proseguiamo per terreno appoggiato fin sotto un pilastro. A dx si nota un largo vallone con terreno che sarebbe nettamente più facile. 60m, dal III al I

L10 – Per rampetta elementare ci si porta al centro del successivo pilastro (ometto).Sosta su clessidra. Elementare, 20m

L11 – Si affronta il pilastro obliquando a sx ed arrampicando poi in spigolo dietro ad un’orecchia. Sosta su spuntone in cima al pilastro, che si scopre essere una torre staccata. 60m, IV e III

L12 – In spaccata si passa alla parete di fronte (ricorda lo Spigolo del Velo). Si gira una torre e si prosegue per facile canale. Se la corda scorre, si arriva ad una comoda terrazza detritica. Sosta su masso appoggiato. 50m, IV, III, II

L13 – Facilmente ci si porta alla base di quello che definirei il “Testone terminale”. Si può attaccare la placca a sx dello spigolo o la fessura a dx. 30m, facile

L14 – Per camino-fessura si rimane sull’ideale spigolo, lo si oltrepassa a sx e si sosta su cengia squadrata dove inizia una placconata con fessurine oblique. Si lascia sulla dx un diedro aperto molto evidente. 35m, IV+

L15 – Si seguono le fessurine con bella arrampicata. Quando tenderebbero a strapiombare, si esce a sx sotto un tetto. In verticale si raggiunge una cengia. Per sostare abbiamo svoltato a dx fino ad un masso incastrato in un camino. 60m, V, IV, I

L16 – Per canalino un po’rotto e poi seguendo i punti facili si raggiunge la larga cresta che punta alla cima. 30m, III

Facilmente, in meno di 100m, si raggiunge la panoramicissima vetta.

Tempo – 7 ore con tanta calma


Materiale

Dadi e friends di varie misure. Chiodi per necessità non programmabili

schizzo pdf

Discesa

Seguire i numerosissimi e freschi bolli bianco rossi del cai in versante est, poi per traccia ben visibile si scende per prati lungo il Pian della Regina fino ai bivacchi Feltre-Bodo. Si risale per quasi 200m di dislivello fino al Passo del Comedon e quindi sul versante nord si segue la cengia e i ghiaioni che prendono il nome di Intajada. Si ritorna quindi al bivio per forcella Sagron e poi a quello per passo Cereda. Noi siamo scesi al parcheggio descritto nella seconda possibilità di accesso descritta.
Tempo – 3h e 30′- 4h dalla cima godendosi i panorami. Per il Passo Cereda serve forse un’altra oretta.

Altre possibilità sono:
1. scendere per il “canalone” tra Piz de Sagron e propaggini del Piz de Mez (alpinistico, non elementare) in Val Giasinozza fin sotto le pareti e da qui per il sentiero dell’accesso descritto alla prima opzione.
2. altra idea sarebbe quella di scendere da Forc.Cimonega alla Baita Cogolade e poi risalire al Palughet, ma non sembra poi molto conveniente.