Corno del Doge

La via normale al Corno del Doge è da considerarsi una di quelle uscite dal carattere esplorativo, dove ci si può ancora lasciar guidare dalle forme logiche della montagna senza il bisogno di avere il bollo rosso o l’ometto ad ogni passo. E si sa, le Marmarole conservano molti itinerari nel loro stato selvaggio, complici i lunghi accessi ed una notorietà limitata rispetto ad altre “vicine di casa”. Eppure la montagna in questione si impone con un aspetto massiccio ai moltissimi che salgono da Auronzo verso Misurina, visibilissimo sotto al Sorapiss con la sua forma che ricorda il copricapo della massima carica della Serenissima.

Dopo la pubblicazione di questo itinerario in alcune guide (vedi Salvini e Beltrame), la cima sembra aver riscosso maggior successo, anche se le poche firme ritrovate in vetta portano i nomi dei “soliti”. Comunque, non si può dire che sia disertata, visto che nello stesso giorno abbiamo visto un’altra cordata salire in cima.
Il dislivello non eccessivo e le difficoltà tecniche limitate, fanno di questo itinerario una validissima meta per chi ama le vie normali con un leggero tocco alpinistico, quello che porta molta soddisfazione e poche incertezze.

Primi salitori: A. Armandi, L. Borzini, G. Croveris con la guida G. Pordon, il 28 agosto 1888

gruppo MarmaroledifficoltàI, IIdislivello1480 mt quota max2.615tempo4 ore (la salita)appoggiobiv. VoltolinacartografiaTabacco 016partenzaPalus San Marcodata10/09/16

Avvicinamento

Per buona parte è in comune a quello descritto per la Cima Bel Prà dal versante est (leggi la relazione su questo sito).
Da Palus San Marco, località Ponte degli Alberi, si segue una strada sterrata oltrepassando le casette in legno per le attività formative. Ad un bivio successivo si svolta a sx (indicazioni per il bivacco Voltolina) e presso uno slargo di fianco al torrente si lascia la strada per proseguire nel bosco. Dopo un tratto non molto lungo in salita, si traversa verso nord su terreno aperto, passando due rivoli con cascate.
Si continua di nuovo nel bosco, più lungamente e con larghi tornanti. Si traversa quindi in discesa per trovarsi nell’ampia valle sotto il Corno del Doge. Dopo un tratto ghiaioso, poco prima di arrivare alle pareti, si traversa a sx verso il Voltolina. Si supera un tratto attrezzato più ripido, poi rocce umide, raggiungendo il sentiero tra i prati nel Pian dello Scotter, sotto la parete est del Corno. Si segue ancora il sentiero in un greto asciutto, poi si devia a dx seguendo i bolli rossi, rinvenendo una buona traccia tra i prati che punta alla Cengia del Doge. Seguito il sentiero fin quasi alle rocce, si lasciano i segnavia scartando sulla sx incontro ad un’ampia cengia prativa, sotto le pareti (alcuni ometti).

Tempo – 2 ore

via Normale

In cima ai prati, si prende una più stretta cengia verso dx (ometto) che si segue fin quasi questa si esaurisce. Quindi si obliqua a sx per brevi salti rocciosi (I), uno un po’più impegnativo per diedrino o parete liscia (II), raggiungendo la bella cengia erbosa che obliqua lungo tutto il versante est della montagna.
Si segue la cengia per marcate tracce di camoscio, oppure stando sotto parete (abbiamo trovato una gran quantità di ragni…). Stupisce la qualità della roccia, tanto che qualcuno è venuto fin quassù ad aprire vie estreme, anche a spit.
Non appena la parete lascia spazio a delle rocce articolate, si sale per un canalino e delle loppe erbose, salendo come se si dovesse entrare nella montagna. Si rimane sulla dx, un canale può essere evitato per la rampetta sulla sx e rientrando per cengetta. Comunque, si guadagna una spalla con bel praticello sopra la precedente grande cengia.
Ora, rimanendo bassi, si raggiunge un canalino, che va risalito fino alle rocce (I+).

Il seguente passaggio è il tratto chiave: si deve traversare 2m a dx sfruttando piccole prese. In loco c’è un cordino in clessidra all’inizio e 1 chiodo alla fine, per eventuale assicurazione. Girato uno spigolo, per esile cornice si entra in un buon canale.
Si risale per un buon tratto il canale, franoso, per poi uscirne a sx grazie ad una cengetta (ometti). Raggiunti dei prati, conviene salire abbastanza direttamente. Si esce su prati ancora più ampi, con una grande rampa erbosa davanti ed una forcella, sempre erbosa, a dx. Da quest’ultima (ometto), si sale dritti per prati, infilando poi un largo canale con erba (ometti). Alla fine di questo, portandosi a sx, si raggiunge la cresta nord del Corno. Rimanendo ben sotto il filo, sfruttando le zolle erbose e per rocce facili, si monta sulla comoda vetta.

Tempo – 2 ore (+ le 2 ore di avvicinamento)

Discesa – per la via di salita